lunedì 1 febbraio 2010

E tu chi sei?

Come si sente un marocchino in italia? Come mi sento io qui?
Certo io sono un immigrato di serie A, sono arrivato qui con le mie belle carte di credito, ho fatto un bel bonifico per avere una bella casa, sono andato all'ikea per comprare l'arredamento, ho noleggiato un furgone per portarmelo, compra di qua, spendi di la... serve questo? Strusc... fatta! Serve quello? Ristrusc!
Però mi sento "diverso". Hey non in quel senso... Si vede che non sono un autoctono, e anche se la gente è sempre molto gentile a volte ho un po' di timore di apparire "straniero". Oddio ha anche i suoi lati positivi a volte... La gente è curiosa, ti chiede da dove vieni, e ti chiede perchè se te ne stavi tranquillo in italia hai deciso di venire qui. Vi sfido a spiegarlo in 2 parole, ma quando pronunci la parola "politicians" capiscono tutti. Poi ti chiedono se ti piace qui. Non so se sono tutti così o sono semplicemente fortunato, ma il fatto che sono effettivamente in terra straniera, mi tiene in costante allerta. La paura verso gli immigrati ci sarà anche qui?
Cerco di mimetizzarmi ok? No non mi faccio biondo come Manfredi in "Pane e Cioccolata".
Allora, quando vai fuori a -10 tieni la giacca aperta, come fanno qui, perchè senno' si accorgono che sei uno abituato al caldo.
E poi quando cammini su quella melma misto neve-ghiaccio cammini sicuro e sciolto, cercando di non romperti una gamba e/o i denti cascando per terra come un sacco di patate.
Da qualche giorno accompagno Riccardo all'asilo in autobus. Ho detto a mia moglie che è perchè da qui all'asilo ci sono tratti di strada in cui c'è troppa neve per il passeggino, e altri tratti dove ce n'è troppo poca per lo slittino. In realtà è perchè a forza di spingere quel passeggino avanti e indietro stavo facendo troppe gambe addominali e glutei, se lo porto in autobus faccio un po' di bicipiti!!!
Eccomi, esco la mattina, fa -13. Giacca aperta, senza guanti, Riccardo in equilibrio su un braccio che fa di tutto per buttarsi giu, 5 minuti a piedi nel parco e arriviamo vicino la fermata.
Hey ci sono delle ragazze che aspettano l'autobus!
Il maschio italiano che è in me (nemmeno troppo nascosto) si attiva.
Eh si, perchè le ragazze qui riescono a vestirsi sexy anche con mezzo metro di neve e temperature assurde!
Cammini disinvolto, come se fossi in riva al mare. Questa specie di scimmietta da 15 kg? No non pesa mica... non mi sbiiiii .... iiilancia nemmeno.
Freddo? Chi ... io?? Hey, guarda che quando sono nato, a Venezia, i gondolieri pattinavano in laguna!
Poi prendi l'autobus.
Alta tecnologia dappertutto, anche qui...
L'autobus ha un computer di bordo, collegato a vari dispositivi, tra cui odometro, gps, e le obliteratrici elettroniche. Il computer di bordo sa dove si trova il bus e dove sta andando, e comunica il nome della prossima fermata su un display a led e con una registrazione vocale. Ovviamente comunica via rete wifi con la centrale, in modo che sui pannelli a led delle varie fermate (anche questi raggiunti via rete) possa essere indicato il tempo di attesa per l'autobus. Insomma un bel giocattolo.
Ma io sono all'altezza! La tecnologia è il mio pane...
Il biglietto? È una tessera ricaricabile con tecnologia RFID a bassa frequenza. L'obliteratrice ha un display e una serie di bottoni (scritti in svedese, dovrò pure impararlo prima o poi), schiacci quello giusto per il tipo di biglietto che ti serve, avvicini la tessera... beep! Luce verde. Via onde radio viene scalato il credito memorizzato sulla tessera e contemporaneamente viene registrato un file con il biglietto appena acquistato, che sarà riconosciuto valido da altre obliteratrici per i prossimi 75 minuti (tipo se cambi autobus). Inutile che pensiate di craccare il sistema scrivendo i biglietti autonomamente, è impossibile. Anche riuscendo a leggere e scrivere sulla tessera, tutti i file nella memoria sono firmati elettronicamente con un sistema a doppio certificato (chiave pubblica e privata). Nemmeno gli sviluppatori che lo hanno creato hanno accesso ai certificati veri.
Se non va, se non hai soldi nella tessera, se l'antennina non riesce a leggere/scrivere il chip di memoria della tua fottuta card per qualsivoglia motivo: luce rossa. Puoi scegliere se ritentare l'operazione, scendere dall'autobus o farti aiutare dall'autista che ha un computerino a fianco del volante con cui puo' fare un po' di tutto.
Eh questi autisti, sono proprio dei gran fighi! Oltre a portare un giro per la città un bestione da circa 250 cavalli lungo 15 metri e largo 2, fanno veramente un sacco di cose.
L'autista guida, l'autista controlla sul tuo telefonino il biglietto che hai fatto via sms, l'autista ti prende la tessera e ti fa il biglietto via RFID ricaricabile, gioca a flipper con il computerino, poi (sempre mentre guida) apre la macchinetta e cambia il rotolino di carta su cui vengono scritti probabilmente tutti i log dell'autobus: temperatura dell'acqua, pressione dell'olio, km per litro, chi ha timbrato e perchè, e i punteggi del flipper.
Eccoci, una giornata normale come tutte le altre... Arrivo alla fermata con il mio pupattolo tutto eccitato sul braccio sinistro. Dai che prendiamo l'autobus!!!!
L'autista si ferma precisamente davanti a me, apre la porta anteriore. Sono davvero gentili.
Sembravo Wilfred Ivanhoe, il cavaliere. Dando sfoggio della mia armatura e di quanto elegantemente cavalco il mio destriero e giostro la lancia, salgo sull'autobus, e quasi con noncuranza strucco il bottone, schiaffo la tessera sulla macchinetta... beep! luce verde. Faccio un passo avanti...
E...
Una voce dietro di me bercia: "HEY ...(boh)... TICKET!!!" poi altre parole smadonnanti in svedese.
Deduco che potrebbe esserci stato qualche piccolo problemino di comunicazione tra la mia tessera, e il display dell'autista.
Mi giro, con la tessera ancora in mano, forse ho sbagliato bottone, provo a chiedere "checc'è?" in inglese all'autista.
Questo imperterrito continua a dirmi su parole in malo modo in svedese.
Fosse successo in italia lo avrei mandato affanculo giuro.
Tutte le mie sicurezze, tutta il mio castello di carte, tutto crollato in un attimo. Non me l'aspettavo...
Alla fine sono riuscito a schiaffargli lì "can u repeat in english PLEEAASE?" e gli ho dato la mia tessera.
Questo passa la tessera sul suo megacomputer senza parlare. Luce rossa. Fa 2-3 operazioni, controlla il mio conto in banca forse, guarda se ho dei precedenti penali. Mi guarda dicendo con gli occhi "ti spacco la bocca" gli rispondo con gli occhi "ti rimando a scuola guida senza gambe". Poi fa venire fuori una lucetta verde e mi restituisce la tessera. Mi giro con gesto atletico, e mi cerco un posto.
Al ritorno dall'asilo, ho ripreso l'autobus. Ma il biglietto non era piu valido come avrebbe dovuto!
Secondo me quello stronzo di un autista mi ha fregato.

5 commenti:

Frans Halmsson ha detto...

Per liberare il tuo percorso quotidiano dalla neve devi fare in questo modo.
Fai dei piccoli buchi nelle tasche dei tuoi pantaloni con una matita.
Prima di partire metti 2 pugni di sale nelle tasche. Stai attento che quando cammini che il sale non finisca nelle scarpe!

Sonja ha detto...

Ciao! Mi chiamo Sonja e sono arrivata al vostro blog per caso. Voi avete fatto all'incontrario di me. Sono nata a Norrkoping e sono in Italia dal 1978. Leggere il blog mi ha fatto sorridere. Le mie giornate a scuola il tragitto nella neve per arrivarci. Perchè uno si ricorda tutto con un velo rosa? Sarà colpa dell'età. Non mi vergogno comunque a dire che ho nostalgia della mia città. I miei genitori sono ancora li e vengo su una volta all'anno. Però in tante cose non mi ritrovo. Tutto cambia! O sono cambiata io? Chi lo sa! Sonja

Marco ha detto...

Ciao Sonja, se hai nostalgia di un posto vuol dire certamente che in fondo lo ami. E fai anche bene, dopo tutto questa è una bella città! La prossima volta che torni magari fa un fischio.

Sonja ha detto...

Ciao! Se tutto va bene vorrei salire in autunno. Mi sono dimenticata di dirti che mio padre fa l'interprete italiano/svedese. Se dovessi aver bisogno fammi sapere. Un abbraccio per ora

chechimadrid ha detto...

ciao marco, una cosa a cui penso spessissimo è "le mille maniere di essere immigrato". qui a madrid ci sono moltissimi sud-americani, e le difficoltà che incontrano sono decisamente maggiori delle mie. Questa consapevolezza deve unirci e abolire ogni razzismo