lunedì 6 dicembre 2010

Io, io, io!

È accaduto: il piccolo guerriero è passato attraverso lo specchio. È una pentola in ebollizione, un calderone magico da cui non si sa che cosa verrà fuori. Apparentemente senza preavviso, nel giro di una settimana ha fatto un balzo in avanti nella sua concezione del mondo.
Sabato eravamo in auto dopo essere passati in un negozio, lui sedeva come al solito sul seggiolino.
Dico a Marco: vuoi che ci fermiamo a mangiare? Io non avrei molta fame. Marco risponde: neppure io ho fame. Da dietro giunge la voce offesa di Richi: IO ho fame! - Che cosa ha detto? Ha detto che ha fame? - Ci siamo guardati: e da quando parla in prima persona?
Richi, hai fame? - IO ho fame, mamma, vojo pappe!
Be' che dire... ci siamo fermati a mangiare.
Nei giorni seguenti l'io è ricomparso sporadicamente e come casualmente nei suoi discorsi, ma continuava per lo più con i soliti: Riccaddo pende bil da corsa, Riccaddo mette teno binaio: ciuf ciuuuuf!
Stamattina mentre faccio colazione viene da me tutto eccitato come se avesse scoperto un gioco nuovo e si mette a urlare: IO, IO, IOOOOO! Lo guardo stupita e lui mi spiega molto seriamente: Io si chiama Riccaddo! (dieci secondi canonici si scioglimento materno, vieni qui che ti riempirei tutto di bacetti)... Amore, si dice io mi chiamo Riccardo. UHM mi fa tutto soddisfatto e annuendo con aria decisa. Poi corre da Marco e gli urla: Io MI CHIAMO Riccaddo! Io MI CHIAMO Riccaddo! - Poi di nuovo tutto serio gli spiega: IO mi chiamo Riccaddo, tu si chiama Papà.
Coccolo, quante feste gli abbiamo fatto!
Sembrerà ridicolo, tutti i bambini prima o poi ci arrivano, non è mica Einstein. Ma sono ancora tutta emozionata. Perchè non è questione di correttezza lessicale (tra l'altro è mediamente indietro con il linguaggio, colpa del bilinguismo immagino) e nemmeno di sviluppo cognitivo. È proprio una tappa emotiva nuova. Sono convinta che l'uso dei pronomi marchi un modo diverso di percepire sè stesso e la realtà. Ormai capisce tutto dei discorsi che facciamo, è possibile spiegargli le regole e il loro perchè. Riesce a fare collegamenti fino a poco tempo fa impossibili (prima mangi la cena e dopo giochiamo con il trenino - la mamma è arrabbiata perchè hai dato le botte al tuo amico). Ora ha preso coscienza del fatto che esiste un IO distinto e separato: "IO mi chiamo Riccaddo"... il taglio del cordone ombelicale è definitivo, inizia l'esplorazione in solitaria di un mondo sempre piú grande e complesso.
Auguri, piccolo guerriero!

5 commenti:

Anna ha detto...

carooooo, che cucciolo...
aspetta che arrivi alla fase: FACCIO DA SOLO!!!! (((=
mi fai sapere quando arrivi a padova e quali buchi liberi avrai, se ne avrai?

gattosolitario ha detto...

Ma che bellino : )

Morgaine le Fée ha detto...

Ahah, che grande! sembra che i nostri si siano messi d'accordo, con la differenza che il Mezzovikingo adopera 'jag' molto piú frequentemente dell' "io".
Esemplare la scenetta quando finge di 'telefonare' a suo padre:
M:'Hej, pappa!'
P: 'Hej, Mezzovikingo!'
M: 'jag är jag!'
P:(!) 'jasså!'
M:'hejdå pappa.'

Anonimo ha detto...

Immagino che anche tu, un giorno, avrai detto: "io si chiama Giulia!" e vedi ora dove sei arrivata... Questo post è bello, bello, bello ps

Giulia ha detto...

Che forte il Mezzovichingo! Come al solito non si smentisce e l'italiano è riservato solo alla mamma.