mercoledì 21 dicembre 2011

Il Natale quando arriva... arriva!

È Natale, un'altra volta.

Quest'anno ahimè lo passiamo in Svezia, lontano dai nostri cari. Cercheremo di consolarci con un super pranzo insieme a tutti gli italiani della città (5-6 famiglie ormai). Menù e vino italiani ovviamente.

Beh, visto che la frenesia da shopping natalizio non ce l'abbiamo, e non abbiamo nemmeno preoccupazioni per nuove tasse e manovre economiche per salvataggi rocamboleschi, cerchiamo di goderci le feste!
Cosa si fa dunque? L'albero, gli addobbi in casa, i regalini, i regaloni, e poi tocca mandare gli auguri!

Ma mica vuoi mandare gli auguri con i bigliettini normali. E poi a quelli che non conosci? Che gli fai? Una scansione del biglietto per email? Tipo quelli che conosci solo il nickname che usano sul nostro blog...

Allora si fa così:

Si prendono 2 bambini (se ne hai di più prendili tutti, sarà solo un po' più complicato).

Li si veste con i colori tradizionali delle auto da corsa italiane.
Agguanti quello che si sta rotolando sullo zerbino dell'ingresso e gli chiedi (gentilmente, è Natale...) di restare pulito per almeno 5 minuti.

Senza fargli capire cosa state facendo li si mette in un angoletto davanti alla macchina fotografica e ad un paio di flash remoti (con diffusore eh).

È Natale, cercate di non obbligarli, all'inizio...

Scattate.

Se la situazione precipita sguinzagliate la mamma e la nonna di questi furfanti, dovranno andarli a riacciuffare mentre voi riprogrammate macchina fotografica e flash (Rocket è riuscito a piratarli).
Rimettete i pupi in posizione e scattate.

Colpo d'occhio e dito veloce.
La mia personale esperienza conferma che o la foto viene nelle prime 4-5 oppure "ciccia".

Dopo che avete fatto 1000 scatti (vi conosco, non vi arrenderete facilmente, forse ne avete scattate 2000) scegliete la foto venuta meglio.

Qual è la migliore? Semplice: scartate quelle mosse, quelle con i bimbi a testa in giù, oppure quelle in cui uno dei due sta mangiando i calzini dell'altro, le espressioni da scimmia urlatrice... ne resteranno poche decenti.
Ecco, ora basta metterci una scritta sopra...


Buone feste a tutti dai Piccoli Vichinghi!!!

lunedì 19 dicembre 2011

Di cibo e celebrazioni.

Settimana intensa. Intanto, martedì era Santa Lucia, festa della luce in mezzo all'oscurità nordica, molto sentita da queste parti. All'asilo di Riccardo hanno celebrato invitando tutti i genitori ad assistere ad un piccolo spettacolo in cui i bambini cantavano alcune canzoni tradizionali. I piccoli erano vestiti con gli abiti tipici della ricorrenza, chi in bianco (le bimbe piccole Lucie con coroncine di candele elettriche, i bimbi con cappelli conici e una stella in mano, un costume detto stjärngosse o ragazzo-stella), chi in rosso come tomte, folletto di Natale , chi in marrone da pepparkaka, biscotto di pan di zenzero. Coretto simpatico anche se un po' incerto nel ricordare i testi - che in certi punti si reggevano solo sulla bravura delle due Lucie cinquenni, l'una una bionda Vichinga, l'altra un'esotica Mora (probabilmente più rispondente alla santa originale, che era siciliana, anche se gli autoctoni mai l'ammetterebbero). Il piccolo guerriero è riuscito eroicamente a stare fermo per tutta la durata del concerto.
Tra le canzoni non poteva mancare la classica ed italianissima Santa Lucia, ma la preferita di Richi è quella che dice:

Monta sul capro, tieniti al mio cappotto
che ce ne andiamo al galoppo
dal Re dei pan di zenzero
ma devi promettere
di non mangiarti il Re!


A parte la presenza della santa, non ci sono stati altri riferimenti religiosi, né tra le canzoni, né nella celebrazione. (Per chi fosse interessato alla ricorrenza in sé, consiglio qui un link, tanto per cambiare, al blog di Morgaine Le Fée, mia principale fonte d'informazioni sulle tradizioni svedesi)

Giovedì sera c'è stata la julfest con il personale della clinica. Ringrazio tutti coloro che hanno risposto al post precedente suggerendomi ricette da preparare. Con un po' di calma verranno tutte provate. Alla fine ho fatto le lasagne con carne, salsa di pomodoro e ricotta com suggerito da Gattosolitario e Sara sky. Sono piaciute a tutti, hanno effettivamente spiazzato la mia capa, nonostante sia stata in Italia più volte, e qualcuno mi ha già chiesto la ricetta. E adesso mi tocca scriverla in svedese col dizionario.
Un grazie speciale a Ricardo che ha cercato di porre rimedio alla mia colpevole ignoranza in tema d'agnolotti, mandandomi addirittura un tutorial!
Oltre a preparare lasagne e lenticchie a casa, la sera prima della festa mi sono trovata a cucinare altri piatti insieme alla capa e ad una collega (il gruppo-preparativi era stato decimato dal raffreddore). Dovevamo preparare il salmone alle erbe ed alcune salse e contorni. Un'altra collega avrebbe portato degli arrosti freddi per completare il buffet. La capa voleva fare anche la parmigiana di melanzane e ovviamente l'italiana di turno si è vista assegnare proprio questa. Ma, udite udite, vista la presenza di vegani e intolleranti al lattosio, la parmigiana si doveva fare... senza mozzarella!
Le mie proteste sono state vane. Due sacchetti di melanzane attendevano impazienti. Pertanto, pur consapevole del rischio di essere perpetuamente radiata dall'Albo degli italiani, mi è toccato perpetrare quest'affronto. Unica consolazione, non si sono spinti a chiamarla Parmigiana (forse per difficoltà di pronuncia?) e l'hanno onestamente presentata come gratin di melanzane.
(Che poi, era pure buona. La salsa di pomodoro l'aveva fatta la capa e, capperi, sa davvero cucinare. Meglio di me, ma lì non ci vuol molto)
Prodezze culinarie a parte, la serata è stata abbastanza divertente. La capa aveva tirato fuori dalla cantina un po' di vini italiani (la sera dei preparativi, mentre mi congedavo, mi ha chiesto sorniona qual è il mio vino preferito... e indovinate cosa c'era la sera dopo sul tavolo?). Non so se sia stata l'aria mediterranea del menù e dei vini o il fatto che il gruppo è di per sé già affiatato o la soggezione di trovarsi a casa della primaria, ma contrariamente agli stereotipi sugli svedesi, nessuno ha bevuto troppo e la conversazione è stata piacevole. O meglio, lo sarebbe stato se i miei neuroni non fossero stati precedentemente triturati da una serie di notti estenuanti. Ho sempre fatto fatica a seguire il parlato, quando l'interlocutore non parla direttamente con me, ma ultimamente non riesco a seguire nemmeno le conversazioni più semplici in pausa-fika. Fortuna che in questo periodo non faccio pronto soccorso.
Gli svedesi devono sempre programmare tutto e anche qui non si smentiscono. Un mezz'ora è stata dedicata ad un gioco di società che consisteva nell'indovinare dei proverbi a partire da disegni, con grande ilarità di tutti, tranne che delle due straniere che non ci capivano un emerito. Era anche una scusa per scambiarci dei regali (avevamo tutti portato piccoli pacchetti che venivano dati a chi indovinava).
I proverbi svedesi non hanno niente a che fare con quelli italiani, anzi a me non sembrano neppure veri proverbi. Alla fine mi hanno dato un'imbeccata per indovinare questo detto, che resterà per sempre scolpito nella mia memoria:

Tutto ha una fine, tranne la salsiccia, che ne ha due


E con questa perla di saggezza popolare vi auguro la buonanotte.


venerdì 9 dicembre 2011

Julfest: cucinare per gli svedesi

Nel reparto dove lavoro si sta organizzando la tradizionale festa di Natale con tutto il personale. Questo appuntamento, da quanto capisco, c'è in tutti i luoghi di lavoro, ma le modalità possono cambiare. Dove lavoravo prima, due settimane prima di Natale si ordinava un catering con il tradizionale julbord, un buffet di pietanze tradizionali per pranzare insieme (vedere qui la descrizione di Morgaine le Fée). L'azienda di Marco, agevolata dal piccolo numero di impiegati, opta per una cena al ristorante con "eventuale" successiva visita al pub (sbronza pagata dalla ditta e la mattina dopo si dorme). Nel mio reparto attuale, la primaria ha deciso di organizzare la festa a casa propria. Il fatto che siamo 24 persone mi dice che non si tratta di un miniappartamento.
Io mi sono segnata nel gruppo che aiuterà a preparare tutto - che è risultato sorprendentemente piccolo. Quindi oggi durante la pausa-fika si è tenuta la prima riunione per decidere il menù.
La nostra clinica è un'eccezione nel panorama dell'ospedale per il fatto che è al 95% svedese. Tra medici e paramedici si contano solo due immigrati: io e una ragazza curda (che però vive qui da quando aveva 15 anni). Al momento abbiamo anche un collega iracheno "in prestito" da un altro reparto. Data la svedesità di partenza mi aspettavo un autarchico julbord con i piatti della tradizione nordica (e speravo di sfruttare l'occasione per imparare qualcosa sulla cucina locale, che è meno semplice di quanto si potrebbe pensare). Ma non avevo fatto i conti con i gusti raffinati e la predisposizione esterofila della nostra capa, che adora gli oggetti di design, conosce l'arte italiana meglio di me e sta perfino facendo un corso da sommelier.
E infatti ci siamo appena seduti che le nostre brave tazzone di caffè e le candele accese, che esordisce: "ma visto che tutti mangiamo lo julbord in famiglia, non si potrebbe fare qualcosa di diverso?". E quindi i colleghi hanno iniziato a sbizzarrirsi, chi con l'arrosto del babbo, chi con l'insalata della zia (ovviamente ricette collaudate, qui non si improvvisa).
C'è poi da tenere conto di tutto ciò che i colleghi mangiano e no. Perfino in un campione così poco variegato riusciamo ad avere: una vegana-o-quasi, una che non mangia maiale, uno che non mangia carne eccetto il pollo (in Svezia la macellazione halal è vietata), uno che non mangia pesce, più allergie ed intolleranze varie.
Siamo usciti quindi con un menù di massima, che accontenti un po' tutti e nel quale mi sono presa l'onorevole ed originalissimo compito di preparare le lasagne al ragù ed un biblico piatto di lenticchie.
Sono alquanto soddisfatta di essere riuscita a spiazzare gli svedesi proponendo le lenticchie, che da queste parti sembrano sconosciute - ma solo perché siamo in provincia dove non è ancora dilagata la moda vegana. Invece l'aver proposto le lasagne mi colloca ahimè nel limbo del conformismo svedese, essendo questo uno dei più classici dei classici del pranzo svedese esotico. E non le preparano neanche male.
Quindi urge un'idea nuova, sufficientemente esotica da scuotere le certezze alimentari del Regno ma non avversa al palato svedese, preparabile in anticipo e senza uso eccessivo di primizie non in stagione... diciamo che non siano in stagione dall'altra parte del mondo (chi ha visto un reparto frutta e verdura svedese a dicembre mi capirà).
Suggerimenti?

mercoledì 7 dicembre 2011

Visti dalla Svezia

"Cosa stai leggendo?"
"Un articolo che Kata ha postato su Facebook."
"E di che parla?"
"Della giustizia italiana. L'ha scritto un giornalista svedese."
"Ah vabbe'... e che cosa dice?"
"Guarda, cose incredibili."
"Dài, raccontami..."
"Non vorrai mica che lo traduca tutto?!"

E grazie alla gentile collaborazione di Kata... eccolo qua.

martedì 6 dicembre 2011

La prima neve

Non so se si è capito, ma ultimamente avevo proprio bisogno di ridere. Il meteo qui mi butta giù il morale peggio dei giornali italiani.
Novembre è passato e ci saranno state si e no 3 giornate di sole.
Ora ho capito perchè gli svedesi lo considerano il mese peggiore dell'anno. Questa è il clima tipico del periodo, non quello che avevamo visto gli anni scorsi. Da quando siamo arrivati aveva fatto eccessivamente freddo, eccessivamente secco, eccessivamente neve. Tutte cose che ci avevano aiutato a sopportare.

Quest'anno basta.
Quest'anno si fa sul serio.
Quest'anno la Svezia ci presenta il suo vero clima invernale: un clima di merda.
Quest'anno pioviggina, tira vento, cielo grigio topo, umidità al 78% freddissima che ti entra dentro e non ti molla più. Una vera cagata insomma. Da quando sono qui non avevo mai usato la sciarpa, nemmeno a -26, ora se sono senza schiatto. Magari la temperatura non va nemmeno sotto zero, ma non è più sopportabile come prima.

E come se non bastasse mi sento vecchio. Tornano fuori tutte i ricordini delle battaglie passate. Una cicatrice sulla coscia che mi fa male se l'umidità va oltre il 50%. Un'incalcata alla spalla, una contrattura di qua, una di là...

L'altro ieri (sabato eh, mica un giorno di lavoro) a mezzogiorno pranzavamo in cucina con tutte le luci accese (la finestra della cucina è E N O R M E), a guardare fuori il cielo pareva pomeriggio inoltrato (cioè di solito è buio alle 3.30...).

Davvero deprimente.

Questa mattina (lunedì) c'era il sole, siamo anche andati al parco per un po'. Brrrrr!!!!! Ho invidiato TheAngel che dormiva nel suo bel sacconanna super imbottito, e Rocket con la sua tutona integrale. Mi sono dovuto mettere perfino i guanti!
Al rientro in casa ho tirato un sospiro di sollievo, mi sono ricomposto un po' e dopo pranzo sono andato al lavoro.

Questa sera uscendo dall'ufficio ho tirato un paio di porchi... piovigginava, no gocciolava... boh... la strada era bagnata, tirav vento era umido, immagina tutto il peggio che ci può essere insomma.
Poi, cammina cammina... ad un certo punto chi ti incontro? Il lupo... ehm no... un pezzo di marciapiede infarinato. Ci sarà stato mezzo centimetro di neve.

Voi mi direte, ti accontenti con poco. Chi mi conosce sa che non è così, anzi... ma almeno era qualcosa!
Freddo era freddo uguale, ventoso e umido pure, nero buiissimo... che vuoi... almeno sorrido per la neve.

Per la cronaca sto gia pensando a qualche posto al caldo dove andare la prossima estate.

lunedì 28 novembre 2011

Bebè? Cose da uomini...

Dopo circa due mesi in part-time, posso dire di aver ripassato un po' tutta la teoria e la pratica del bebè.
Il gretto materialismo maschilista, di cui la nostra (ehm... vostra) società è intrisa, detta gli usi, i costumi e detta anche la cultura. "Allevare marmocchi è cosa da donne" non te lo dice solo la tv (mai visto una pubblicità di pannolini con il papà eh...) o i giocattoli di quando sei un bambino (un maschietto non giocherebbe mai con la culla delle bambole perchè è ROSA).
E anche i libri che trovate in libreria parlano sì di come cavarsela con un infante, ma sono fatti per essere capiti dalle DONNE (che come è noto hanno un cervello differente). Una donna capisce le cose al volo, capisce anche quello che non c'è scritto, e poi ti dice "ma è ovvio che intendeva così!" indicandoti la pagina bastarda.

Ma vorrei vederla con in mano "Manutenzione ed elaborazione del 4 tempi" oppure "Trasmissione dati nelle auto da competizione"... tutto cambia, questi sono libri per noi!!! Sono scritti diversi, forse siamo diversamente intelligenti. Senza forse anche.

Serve un manuale tecnico sufficientemente dettagliato per un UOMO (maschio). Dunque eccomi (io, supereroe, paladino dei miei simili) ad illustra`re come sopravvivere alla Creatura senza farle fare la fine di una pianta grassa in ufficio.


Il pannolino

Dai, è una cagata (!), passiamo oltre.


La notte

Siccome siete part-time, anche vostra moglie ha il diritto di dormire, nota bene che ho detto ANCHE.
Se la pupa/il pupo rompe le palle per l'undicesima volta e voi vi siete gia alzati 10 volte, e sono circa le 4 di mattina, tirate un bel calcio a vostra moglie e poi fate finta di dormire quando lei (finalmente) si sveglia.


La mattina

La Creatura appena sveglia avrà sicuramente l'appetito di un piranha. I problemi arrivano se avete un'altra creatura leggermente più grande con lo stesso problema (fame rabbiosa). La procedura consigliata dal vostro supereroe di fiducia è la seguente:

1- indossate guanti di cuoio (tipo da falconiere), vi aiuterà a proteggervi da morsi e graffi;
2- prendere la creatura più piccola (la meno veloce/mobile) e incastrarla in un seggiolone;
3- preparare la colazione per la creatura più grande e pericolosa che vi stava guardando male;
4- ora che solo una delle due bestie feroci sta urlando preparatele un biberon.

La pappa

Momento cruciale della giornata, la cosa più importante per portare a termine questo lavoro la missione è scegliere gli attrezzi giusti. In particolare vi serve:
a- bavaglina avvolgente, tipo scudo termico di Goldrake.
b- un cucchiaino speciale (dopo ne parliamo).
c- una ciotola con avanzati sistemi di difesa (deflettori antilaser) e dispositivo antiribaltamento.
d- un intero rotolo di carta assorbente (scottex).
e- una idropulitrice per "sistemare" il campo di battaglia DOPO.

Per la ciotola... mia moglie non lo sa, ma io mi trovo benissimo con quella a tronco di cono che usava il mio cane Rocco, impossibile da rovesciare!

La dolce puffetta ha fame, ed è magari anche un po' intraprendente, tipo che usa le manine per prenderti il cucchiaino o la tazzona con la pappa. Sui libri "da donne" c'è scritto di dare un cucchiaino anche all'infante, in modo che ci giochi e si distragga da altre cose.

NEJ!!! NEJJJ!! SBAGLIATEN!!!

La bastarda lo userà come una spada per parare il TUO cucchiaino pieno di pappa in arrivo. Poi proverà ad infilarlo dentro la tazza della pappa sporcando tutto e tutti.
Quello che dovete fare è semplice. mettete la Creatura Innocente nel caregotto (seggiolone), avendo cura di farla sedere obliqua, non verticale. Obliqua verso la vostra destra se usate la spada il cucchiaino con la destra, verso sinistra se siete mancini. Mettendola in questa posizione dovrete incastrarle il braccio contro il supporto laterale del seggiolone, in questo modo non potrà usarlo (per difendersi).

Una volta che il cucciolo è così bloccato non abbassate la guardia, ricordate che ha ancora un braccio libero e una bocca che non vorrà aprire.

Mettete il bavagliolo avvolgente addosso all'avversario al pupo.
Prendete un cucchiaino di pappa dalla ciotola, pulite la parte inferiore (quella convessa) sul bordo per evitare di sgoccioolare (si questo, lo ammetto, è un trucco che ho imparato da mia moglie, ma è l'unico). Guardate il pupo/a con dolcezza e con la vostra mano libera prendete la SUA manina bastarda che cerca di prendere il cucchiaino (questo non l'avete letto da nessuna parte eh? PERCHE' SONO LIBRI SBAGLIATI). Il pupo/a ne sa più di voi, e cercherà di attaccare con un colo di testa (zuzuki) andando a finire con il naso nel cucchiaino e costringendovi a ricaricare l'arma. Uno a zero, palla al centro.

Non perdete la concentrazione. Una volta ricaricato pensate di maneggiare uno strumento strano, a metà strada tra una cazzuola da muratore e un piede di porco da scassinatore. Usate la parte inferiore della punta del cucchiaino per aprirvi un varco tra quelle labbra serrate che solo una mezz'ora prima vi sorridevano. Una volta che siete riusciti ad entrare, appoggiate la parte concava del cucchiaino alla parte interna della gengiva superiore e tirate fuori l'arnese. E' un po' come quando devi mettere la malta sul bordo del forato di spigolo, mentre tiri su un tramezzo.

Ora il cucchiaino da usare deve essere ADATTO.
È inutile che mi venite a dire "la procedura non funziona" se non usate gli strumenti giusti. Ecco qui per voi i requisiti tecnici:
a- Deve avere la giusta robustezza, o non riuscirete ad usarlo come un piede di porco.
b- Deve avere la giusta concavità per contenere (e difendere) una discreta quantità di pappa (durante l'inserimento il piccolo bastardo cercherà di usare il labbro superiore come uno spazzaneve per rovesciare la pappa dal cucchiaino).
c- E' consigliata una impugnatura con sigrinatura antiscivolo.
d- Il modello tedesco ha anche un abbassalingua estensibile a comando elettroidraulico e una piccola dentatura ricurva sulla punta.
e- Il modello inglese ha un mini serbatoio di pappa nel manico, tu infili il cucchiaino vuoto nella bocca della bestia e poi lo riempi.

L'operazione procede a rilento, ad ogni colpo, riuscite ad infilare nella bocca del pupo/a solo un mezzo cucchiaino di pappa o anche meno. Inoltre l'infame provvederà a sputacchiare la pappa fuori con la scusa che non sa deglutire ma con gli occhi da diavolo sotto l'aureola da angelo. A questo punto, il vostro cucchiaino è una spatola da stuccatore professionista, raccoglieto e ricacciate quella melma dal buco da cui è uscita.
Rifinite il lavoro con il frattazzo (altro strumento da muratore che si usa per stendere l;intonaco e altro ovviamente sconosciuto all donne), allisciando sopra le labbra, per sigillare (e convincere).

Se pensate che la cosa sia frustrante perchè non vedete avanzare il lavoro (la ciotola sembra sempre piena di malta) sappiate che anche il vostro nemico adorato bimbo si sente frustrato perchè non sa quando finirà la tortura. Ad un certo punto urlerà: AAAARRRRRGGGGGHHHHH!!!!
Questo è il vostro momento. La soddisfazione che otterrete vi ripagherà di tutti gli sforzi!
Con gesto rapido e preciso caricate una sbadilata di pappa (con il colmo) e cacciatela dentro quella bocca urlante spalancata. Se non vuole soffocare, la creatura dovrà deglutire prima di poter urlare di nuovo. E voi di nuovo le caccerete mezza ciotola di pappa dentro. In questo modo il vostro dolce pargoletto imparerà anche a non urlare a sproposito.

Se non avete un'idropulitrice industriale a portata di mano, usate un idrante antincendio per pulire pupo, seggiolone e cucina dopo l'ultimo cucchiaino.

Disclaimer: questa non è una forzatura nei confronti del pupo che non vuole mangiare. Il pupo/a vuole mangiare, solo che non è capace di sincronizzae l'apertura della bocca e la chiusura.


Uso di computer, Ipad e affini

Dato che non è necessario conoscere come funziona una ALU (Aritmetic Logic Unit) per usare un computer, i vostri figli sono in grado di usarli. E forse anche meglio di voi stessi.
Se li tenete in braccio mentre state scrivendo una mail, o un pezzo di codice importante, o un post sul vostro blofgn, loro metteranno le loro porche schifose manine bellissime dove le state mettendo voi. Sulla tasfgstiera, aggiungendo catteri a loro fantasia, o ancora peggio attivando comandi rapidi (shortcut) di cui non sapete nulla, nè come attivarli nè tantomeno come disattivarli o annullarli.
Toccheranno il touchpad (quello del mac è multitouch, quindi se lo sto toccando io e lo tocca anche questa disgraziata succede un casino).

La Apple ha fatto il Magic Mouse, che non è un mouse, non ha la palla, non ha l rotellina, ma siccome lo tocchi tu loro si incuriosiscono. Lo prendono, lo struccano, lo mordono, lo ciucciano, poi lo buttano per terra... tanto non c'è nemmeno il filo che lo tiene.

Iphone: TheAngel ha iniziato ad andare sullo schermo con l'indice per toccare le icone a 6 mesi, non parliamo di Rocket.

Se siete nel mezzo di una conversazione Facetime o Skype con un tablet vedrete quel ditino sempre andare verso il pulsante rosso che termina la chiamata (ma dico io, perchè lo hanno fato rosso? Ma tu ci andresti in guerra con un beretto rosso? È ovvio che ti beccano no?).

Evitate dunque se possibile ogni contatti tra gli infanti e i vostri magici dispositivi, anche perchè ne perderete la proprietà (Rocket prendendo l'Ipad della nonna "è mio!").

Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.

lunedì 21 novembre 2011

Incontri italiani

Ieri era una giornata buia e piovosa, una di quelle che (se non avessi figli) diresti "resto a letto tutto il giorno".
I figli invece ce li abbiamo (ahinoi!) e quindi quando mi sono alzato ancora non riuscivo a vedere fuori (non aveva ancora albeggiato).

Fortunatamente era la Nostra Giornata, la festa degli Italiani in Östergötland!

La mattinata va via per i preparativi (come forse in casa di tutte le altre famiglie). Giulia ha promesso le Lasagne ai Funghi... MMMMMHHHH...
Come al solito siamo in ritardo. Perfino Francesco con le sue 3 donne (!) ci batte sul tempo. Forse è Antonella l'ultima arrivata a Norrköping che lo sprona, fatto sta che quando suonano il nostro campanello devo ancora vestire Martina! Avevamo appuntamento sotto casa nostra per fare carovana.

L'appuntamento è in un posticino tranquillo, fuori Linköping. Siamo praticamente gli ultimi e in parcheggio non c'è più posto, siamo costretti a parcheggiare le nostre auto nel punto I.C.A.L. (in culo ai lupi).

Quando arriviamo... weee chi se lo immaginava? Circa 30 persone, 8 famiglie più varie ed eventuali.

Vitaliano è un ospite fantastico, ci ha invitato praticamente a casa sua (ha prenotato un locale condominiale, si dai non gl andiamo proprio a rompere i gabbasisi in soggiorno). Un locale che, come dice lui, di solito ospita riunioni di condominio, in cui l'unico italiano è lui... Non gli sembra vero vederci tutti quanti lì! Ha quasi le lacrime agli occhi...

Michele, si fa subito avanti con un paio di bottiglie di spumante per festeggiare "la caduta" del deficiente che governava l'italia fino alla settimana scorsa. Cioè mi sono tolto la giacca da 45 secondi e ho già il bicchiere in mano! Ho lasciato la bandiera a casa!!! Improvvisamente mi ricordo di quello che mi ero promesso di portare... amen...
Salvatore è il primo ad unirsi a Michele, io salgo su podio subito dopo, ma si alla fine sono tutti d'accordo...

Gabriele provvede ad immortalare il gruppone, in una mano la machina fotografica (nuova), nell'altra il bicchiere. Questa volta niente incidenti (dopo l'esperienza della blogfesten adesso la tiene sempre al collo eh).

Non so più dove sta Rocket, ma sento un continuo vociare di bambini: è sicuramente in buone mani.
Martina invece è in braccio a me e cerca di agguantare il bicchiere (è entrata anche lei nello spirito della festa!).

Ilaria e Alberto svettano tra la folla, poi c'è gente che non conosco. Uno studente di Linköping (beato lui in mezzo alle studentesse di qui!), uno che fa il post-doc perchè è rimasto fregato (praticamente ha firmato il contratto senza vedere com'era l'inverno... ha testato solo l'estate). E poi tanti altri.

Non mi ricordo più chi è stato a lanciare l'idea, fatto sta che prima di pranzare ad uno ad uno ci alziamo e ci presentiamo. Cioè avete presente? Tipo club alcolisti anonimi. Mi viene in mente la scena degli squali in "Finding Nemo". "Ciao, mi chiamo Bruto - ciao bruto - sono uno squalo e sono tre giorni che non mangio pesce, parola mia...". Non sono preparato... che gli racconto?

C'è di tutto, maschi italiani che hanno sposato donne svedesi, donne svedesi che hanno sposato italiani, italiani disperati che hanno lasciato l'italia in cerca di fortuna, mamme d'italiani "costrette" a salire al nord (mia madre).

Sono tutti contenti di essere qui, quasi tutti. Restano fuori mia madre (ma che tanto tra una settimana torna giù) e Ilaria e Alberto, che poveretti sono venuti su in trasferta lavorativa, e vivono in un paesetto dove-non-succede-mai-un-cazzo.

Inutile dire che ci siamo scofanati "'sto monno e quell'artro", come nei film quando gli italiani si ritrovano, una mega pastasciutta (nemmeno fosse cosa rara) e poi ogniuno aveva portato di tutto.

Ma dopo il vinello, dopo i dolci, dopo le chiacchiere allegre, il nostro anfitrione Vitaliano tira fuori una chicca.

I suoi racconti storici, accompagnati da diapositive originali. No no... diapositive, non "slide" di Power Point.
Ha montato un proiettore di quelli col carrello e il caricatore. Roba che non vedevo da 15 anni almeno se non di più. Oddio, si le diapo le ho usate anche io, Velvia a manetta, ma solo per poi scansionarle e digitalizzarle, quando le reflex digitali erano ancora costose per averne 2, usavo una reflex a pellicola come secondo corpo.

Roba da pelle d'oca. Roma alla fine degli anni '50, le Fiat 500 nuovissime!!! La fiaccola olimpica del 1960, e poi Copenhagen e Stoccolma nello stesso periodo.
Una foto dell'Amerigo Vespucci mi fa venire quasi le lacrime agli occhi. L'Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo, il simbolo della nostra marina. Io ho avuto l'onore di salirci a bordo circa 20 anni fa, e da allora aspetto il momento che potrò rivederla.
Altre foto, si vede la gente dell'epoca. Le donne vestite tutte eleganti... ci penso un'attimo... dov'è finita quell'eleganza? Siamo più ricchi oggi? oggi al confronto andiamo in giro che sembriamo degli straccioni.

Quello che Vitaliano ci ha offerto è stato davvero molto bello. La storia del suo viaggio, di come ha conosciuto la svezia, di come si è innamorato, e di come ha deciso di trapiarsi qui. Che forte!

Mi sa che la prossima volta allora gli facciamo vedere noi la nostra storia, mi attrezzerò con un videoproiettore un po' più moderno (Airplay?), spero che la qualità delle immagini sia all'altezza.

Grazie ancora, alla prox!

lunedì 14 novembre 2011

Un Dono d'Ali

Era da un po' di tempo che avevo voglia di passare un po' di tempo per i cazzi miei, lontano da ufficio, bambini rompip..., moglie (adoratissima ma pure lei ad un certo punto ti stressa).

Non tanto, mi basta un paio d'ore...

Di solito o sono in ufficio o sono a casa con i pupi, l'ultima birra con gli amici era ancora estate... Giulia almeno ogni tanto va in palestra...

Tutte le volte che programmo un giretto sul fiume da solo con la mia macchina fotografica poi va in vacca per un motivo o per l'altro.

Facciamo un'ora?

Finalmente, si presenta l'occasione. Potrò starmene 20 minuti assolutamente e irrevocabilmente lontano da tutti.

Il club di volo a vela di Norrköping (Norrköpings Segelflygklubb) organizza lezioni e voli di prova in aliante.

Aliante, niente motore, solo il vento intorno a te.

Era un'esperienza che volevo provare già in italia, ma poi la nascita del mio primo figlio mi aveva bloccato (un improvviso senso di responsabilità maggiorato).

Eh? No, non era paura, non sono mica uno sbarbatello, IO.
Quando ero giovane (si può dire?) i miei avevano una casa in Umbria, a San Giustino, un gran bel posto. Tranquillo, in mezzo alla natura, a 2 passi dal bosco del Roccolo, da un laghetto pieno di Martin Pescatore e dalla pista di motocross.
Beh, ero solo un ragazzino, appassionato di aerei come tanti altri, e un conoscente di mio padre di lì (ciao Luciano!) volava con un ultraleggero biposto.
Ovvio che mi ha portato su tutte le volte che si è potuto. Si partiva dal campo di volo di Palazzolo Avio a San Sepolcro. Una volta per una stupidaggine (sua moglie salendo ha urtato il sistema di sgancio del tubo che porta la benzina dal serbatoio -sotto il culo del passeggero- alla pompa -dietro il culo del passeggero) ha avuto un brutto incidente: gli si è spento il motore subito dopo il decollo ed è caduto in un campo di tabacco. Ha semi distrutto il suo bel delta, e io gli ho dato una mano (che onore!) a ricostruirlo, un bullone alla volta durante un sabato sera d'estate (una gran figata di esperienza!).
Indovinate un po' chi c'era il giorno dopo seduto sul seggiolino del passeggero per il volo di collaudo?

La cosa più bella è stata stringere i bulloni dell'elica, sei. L'ultimo tocco.

Velocità massima 120 km/h. Niente volo rovesciato, al massimo potevi mettere le ali perpendicolari al terreno. Il "trabiccolo" era un traliccio di tubi, con un motore da 500cc, elica spingente e un'ala a delta, con sistema pendolare per governarlo. Non era certo un aereo, ma quanto era bello vedere l'Umbria da lassù!

Una mattina grigia di fine estate, su quel campo di volo trovai degli alianti. Erano arrivati la sera prima, con un volo di trasferimento da non so dove, e se ne ripartirono dopo qualche ora per non so dove.
Erano accompagnati dal loro aereo da traino, un ala bassa con un profilo alare molto spesso e che mi aveva incuriosito per la forma molto generosa dei suoi SLAT (ipersostentatori sul bordo d'attacco dell'ala).
Impacchettando le mie cose per il trasloco mi ricordo che erano saltate fuori le foto di quel giorno.

Aliante. Niente motore, solo tu e il vento e la possibilità di fare praticamente qualsiasi cosa.

Che voglia di volare, volare davvero, non andare sull'autobus della Ryanair!
Prendo accordi con il pilota istruttore. Fissiamo un appuntamento, sabato 1 ottobre, verso le 11. Giulia mi accompagna al campo di volo, ovvio che ci sono anche Rocket e TheAngel.

Arriviamo in anticipo (incredibile) per vedere la preparazione del velivolo, un bellissimo biposto da addestramento, 20 metri di apertura alare. L'istruttore Richard me lo presenta con orgoglio, "con questo giocattolo si arriva a +7g e -4g". Roba seria.

Giulia è un po' preoccupata quando vede che le ali si montano ad incastro... Approfitto del turno di volo prima di me (un festeggiato acompagnato da un gruppo di disgraziati che lo prendono per il culo) per scattare qualche foto. Mia moglie (occhio di lince) scatta delle ottime immagini dell'aliante in alta quota, il mio povero 400 mm non è assolutamente sufficiente, ma come al solito... la lente migliore per scattare una foto è quella che hai su.

La combriccola di persone che accompagnava il festeggiato si porta via il poveretto dopo l'atterraggio... mi sa che non era preparato.

È il mio turno.

Giulia è scomparsa, i bimbi non esistono, non è più affare mio.

Cammino verso il velivolo addormentato sull'erba. La pista è un campo d'erba, come in Umbria. Fa caldo per essere ottobre, sono senza giacca. Il cielo è sereno, un po' di nuvole verso ovest, non c'è praticamente vento.

Intanto l'aereo da traino che aspettava pigramente parcheggiato al sole mette in moto e si porta in posizione. E' una messa in moto strana, che non sentivo da un sacco di tempo. È come quella dei motori sportivi delle auto di una volta, quelli con la chiave di accensione e il bottone dello starter separati. In pratica prima si fa partire il motorino d'avviamento che fa girare l'albero che muove i pistoni e manda in circolazione l'olio. Solo dopo alcuni secondi di lubrificazione si accende lo starter e il motore va in moto con uno scoppiettio malfermo e insicuro. Sembra un motore insufficiente al lavoro che gli si prospetta, debole, ma lo so che è solo il segno dell'alta compressione dei cilindri e dell'elevata potenza. Appena si scalda un po' il suo pilota dà manetta. Un boato cristallino riempie l'aria alle mie spalle.

Sorrido.

L'istruttore mi mette addosso il paracadute d'emergenza e mi spiega dove sta la maniglia da tirare. La raggiungo con la mano e mentalmente prendo nota della posizione. È il primo paracadute che indosso. Unica regola: "Non tirare la maniglia se non sei fuori dall'abitacolo." Ovvio...

Faccio per sedermi nel sedile posteriore, ma un simpatico vecchietto (che prima non avevo nemmeno cagato) mi dice "no no, tu ti siedi davanti!". Rimango un attimo sconcertato, il tipo che era sceso prima era seduto DIETRO...

Guardo il vecchietto (evaso dal circolo anziani) per dirgli "scemo non sono mica io il pilota!" ma lui mi fa vedere di nuovo il sedile davanti e mi prende la macchina fotografica per aiutarmi a salire. Non me lo faccio ripetere, mi siedo davanti, l'abitacolo è piccolissimo e sei semidisteso. Davanti a me ho il pannello degli strumenti, un paio di quadranti che ben identifico e che il vecchietto mi spiega "Velocità... Altimetro". Non voglio fare niente, non sono un esperto, voglio solo ascoltare quello che mi dicono e fare quello che vogliono loro. Io non so nulla. L'istruttore ha finito la sua check list e viene da me, mi allaccia le cinture di sicurezza, e mi fa vedere come sganciarle rapidamente, se ti devi lanciare con il paracadute. Poi mi mostra come si chiude il "canopy" (il tettuccio trasparente) e come funziona l'apertura di emergenza, se ti devi lanciare fuori. Ultima raccomandazione: "Tieni ben stretta la tua macchina fotografica" e mi chiudo dentro. Guardo la mia reflex, pesa quasi 2 kg. Se mi scappa di mano e non mi cade sulla pancia sfonda il tettuccio e sono cazzi.

Il traino è circa 30 metri davanti a noi, il cavo è agganciato. Sul pannello strumenti c'è una spia rossa che deduco non si deve accendere mai per la mia incolumità e una radio. L'istruttore si siede nel posto dietro di me, chiude il suo canopy e inizia a raccontarmi del tempo che troveremo in quota. Il traino ci porterà a 1000 metri, ma non ci sono nè correnti termiche nè vento. Sarà solo un "lento veleggiare verso il basso".

Mi aspetto uno strattone e invece partiamo con estrema dolcezza. Prendiamo subito velocità, sembra che il traino abbia potenza infinita, l'aliante deve pesare almeno 500 kg...

Basta poco e non sento più le vibrazioni del carrello, stiamo già volando ma il traino ha ancora le ruote sulla pista, vuole prendere più velocità.
Quando lui stacca la salita è rapida e costante, il mio pilota gli va dietro tranquillo, correggendo l'assetto ad ogni movimento del traino.

Il decollo di un aliante è una operazione delicata. Per la direzione del traffico aereo, un aereo e l'aliante al traino sono visti come un velivolo unico, diventeranno due solo dopo lo sgancio. Ma questa non è solo una convenzione da Torre, l'aliante segue il traino mantenendo le sue ali e il suo angolo di beccheggio (salita o discesa) sempre paralleli a quelli del traino, come fossero un solo aereo.

Mentre andiamo su il pilota continua a parlarmi con disinvoltura, mi chiede la storia della mia vita e mi mostra la città vista da lassù. Mi mostra anche casa sua, tra il lago e la foresta, bel posto!
A 1000 metri l'aereo che abbiamo davanti espone il cartello "fine corsa" noi ci sganciamo e iniziamo la planata con delle virate dolcissime. La velocità rimane costante sui 100 km/h.
Me lo aspettavo molto più silenzioso, il sibilo del vento attorno a me è altissimo, quasi fastidioso. Chiudo la bocchetta dell'aria, il sibilo si attenua un po'.

Il pilota mi chiede se voglio provare una virata. Sì che vorrei, ma ho la macchina fotografica in mano... "Non questa volta" gli rispondo. Ho già deciso che tornerò su. Scatto, ma la macchina sembra pigra, mi pare che quasi non gradisca l'altitudine. Dopo una scivolata d'ala in cui raggiungiamo i 150 orari e una virata un po' secca livelliamo di nuovo. Siamo di nuovo a 100 all'ora. Ad ogni variazione di assetto la struttura in vetroresina del velivolo scricchiola, sembra un vecchio veliero.

Chiedo al pilota se possiamo provare un po' di acrobazia. Mi fa: "Certo, sei pronto a tenere stretta la macchina fotografica?". Istintivamente gli dico "Sì" ma non sono pronto, o meglio, la macchina fotografica ce l'ho stretta sì in mano, ma non ho pensato cosa ci farò durante le acrobazie.
Non c'è tempo, appena ho detto "Sì" ho scatenato la belva seduta dietro di me.
Richard butta in avanti lo stick (la cloche) e ci tuffiamo in picchiata. L'indicatore della velocità balza a 150 km/h.

Immediatamente mi rendo conto che tutto sarà troppo veloce e se ci saranno forti accelerazioni (e ce ne saranno) non riuscirò proprio a premere il bottone della macchina fotografica.
Il sibilo del vento si alza tremendamente, Richard mi urla "Siamo oltre i 250 adesso andiamo!".
Mentre mi dice questo attivo la funzione video della macchina fotografica, sento lo specchio che si alza e l'otturatore che si apre, ma ho la macchina in grembo e non posso guardare il pannello di controllo. Devo premere un altro bottone per avviare la ripresa video, lo cerco con il pollice e lo premo, ma non so se ho premuto bene o no perche' mi scappa il pollice.

Il mio pilota ha tirato di colpo indietro lo stick, l'aereo si impenna e dove prima c'era il terreno ora vedo il cielo, stiamo attaccando un looping (giro della morte).
L'accelerazione è fortissima e mi toglie il fiato, la macchina quasi mi scappa di mano. Spero stia registrando... Non posso premere di nuovo il bottone, perchè se la registrazione si era avviata correttamente adesso la interromperei, non resta che sperare.
Quando arriviamo nella parte alta del looping, in volo rovesciato iniziamo la discesa siamo senza peso, una sensazione bellissima.
Chiedo a Richard a quanti g siamo arrivati, mi risponde "4".

Riprendiamo subito velocità e attacchiamo un secondo looping ancora più veloce. Di nuovo sento l'accelerazione che mi schiaccia. Stringo forte la macchina fotografica al punto che ho l'impressione che l'obiettivo si sia mosso rispetto al corpo macchina. Di nuovo senza peso, forse gli angeli si sentono così.

Torniamo giù riprendendo velocità, questa volta la richiamata è un po' più dolce, sembra un altro looping ma nella parte di salita attacca un tonneau e partiamo per una vite orizzontale verso sinistra, lenta, infinita, bellissima. Poi un'altra questa volta verso destra.
Sono senza fiato, respiro soltanto quando sono senza peso.
Per fortuna il mio pilota la smette...
- "Come stai?"-
- "Benone, che domande..."- ma sono veramente a corto di ossigeno.

Abbiamo perso molta quota, adesso vedo chiaramente il campo di volo con l'aereo da traino parcheggiato e gli hangar. Il pilota mi propone un passaggio radente a bassa quota, gli dico ovviamente di sì e ci tuffiamo in un'altra piccola picchiata.
Richiamiamo che siamo quasi a terra e passiamo sulla pista a 210 km/h a non più di 2 metri da terra. Una piccola cabrata e un paio di virate lente per perdere velocità e ci allineiamo nuovamente con la pista.

Adesso è finita, vicino al mio ginocchio sinistro vedo il comando dei freni aerodinamici che scivola in avanti, sento il carrello che scende, ancora 2 secondi e poi un tonfo sordo e una serie di scossoni. Siamo di nuovo a terra.

Una volta a terra, Rocket mi accoglie dicendomi che ha pilotato anche lui. Forte il ragazzo, penso, si inventa le cose. Invece no.
Il vecchietto di prima (ovvero il pilota del traino, un personaggio con 50.000 ore di volo sulle spalle) lo ha fatto salire nella cabina di pilotaggio del suo Piper da 450 cavalli (cazzo che invidia!!!).

Ora dopo un mese e mezzo, il ricordo è ancora vividissimo in me, ma per farvi capire meglio ecco a voi un cortometraggio di cui vado decisamente fiero, innanzitutto perchè è il mio primo corto, e poi perchè l'ho fatto tutto da solo. Unico contributo, alcune foto scattate da Giulia.

domenica 13 novembre 2011

Tiramisu

"Mamma perché sei arrabbiata?"
"Non sono arrabbiata, sono preoccupata"
"Perché?"
"Sono preoccupata di quello che succede in Italia"
"Ci vengo io a far passare la tristezza all'Italia!"

mercoledì 2 novembre 2011

Anniversario

Due anni giusti che siamo qui. Il pomeriggio del 2 novembre, in un buio precoce, per noi ancora innaturale, stavamo scaricando dall'auto il lettino di Riccardo.
Quella sera a casa di Silvia, un brindisi: "all'emigrazione!", la ripetizione di un altro brindisi fatto sei mesi prima, quando erano partiti loro.
Avevamo paura, chiaro. A vent'anni, venticinque, magari emigri a cuor leggero pensando alle avventure che verranno. A trenta e rotti, con un bambino piccolo, le cose cambiano. C'è meno margine di errore.
Io partivo con una promessa di lavoro che a casa mi sarei sognata, avessi anche girato tutto lo Stivale. Su di me gravava l'aspettativa, per contro, di imparare la lingua e quindi di rendermi indipendente in Pronto Soccorso, nel giro di due mesi. Non poco impegnativo.
Marco aveva lasciato il mitico "posto fisso", sogno dell'italiano medio, per seguire me nell'avventura. Aveva lasciato un posto comodo, ma in cui non si imparava mai nulla di nuovo.
Entrambi speravamo di trovare: un po' di serietà, la possibilità di migliorare, la possibilità di crescere noi stessi nostro figlio senza rinunciare a lavorare. Non abbiamo mai avuto il mito della Svezia come società perfetta ma ci pareva un posto in cui il nostro futuro sarebbe dipeso da noi soltanto.
Lasciavamo anche ben quattro entusiasti nonni che avrebbero fatto la fortuna di molti genitori. Non me ne vogliano i nonni, che sono ottimi nonni, se dico che i figli vanno cresciuti dai propri genitori. È una responsabilità che non si può delegare, ma per come stavano le cose in Italia ci saremmo trovati a scegliere: o delegare la cura dei bimbi, o rinunciare, uno di noi, al lavoro.

"Chi se varda sempre indrìo no ga voja de 'ndare avanti" dice sempre il nostro maestro.
Non mi piace guardarmi indietro. È anche per questo che di solito non amo esprimermi sui problemi italiani. Non riesco a raccontare la sensazione soffocante che mi sentivo addosso vivendo lì, nel Paese immobile (era solo un limite mio?). Marco aveva iniziato a scrivere un post su questo ma glie l'ho spietatamente censurato. Le lamentele non servono a nulla.
Ora siamo qui. In questi due anni abbiamo costruito: un lavoro per me e uno per Marco, in cui siamo apprezzati, un soldatino a cui i pantaloni vanno perennemente corti e curioso di ogni cosa, una piccola vichinga che già vuole camminare, un appartamento perennemente incasinato, alcune buone amicizie, di quelle che ti scaldano il cuore.
C'è tanto da fare: i bambini si meritano il meglio da noi e per guidarli in questo mondo dobbiamo conoscerlo e capirlo noi per primi. Dobbiamo impegnarci nel lavoro e non farci cogliere impreparati dai cambiamenti che prima o poi arriveranno.
Non so se staremo sempre qui, ma in qualsiasi direzione sia, bisogna andare avanti.

giovedì 13 ottobre 2011

State of the Art

Ho poco tempo di scrivere sul blog, in particolare di scrivere cose sensate. Già scrivo male di mio, poi i miei neuroni devono ancora ritornare dal congedo, temo anzi che quei pochi che restano si licenzino in massa per protesta contro le condizioni di lavoro. In effetti i "turni di notte" sono migliorati solo un po' di recente, tra bimba che vuole il ciuccio e soldatino che si infila sotto le coperte del lettone (poi vuole il latte, poi vuole il papà, poi vuole la mamma, poi vuole la camicia della mamma, poi rivuole il papà, poi vuole la colazione... ma sono le 3 di notte!?)

Ecco quindi un post alla bell'e meglio, per aggiornare chi ci segue sulla situazione.

Martina ha ormai sei mesi: sta seduta, afferra qualsiasi oggetto le capiti a tiro e chiacchiera nella sua favella di sillabe e urletti. Stamattina ha detto "papà" a Marco, crediamo con intenzione. O forse voleva la "pappa", chissà.
Ha abbandonato già da qualche settimana la tetta materna in favore del bibe e delle pappe. Con un certo sollievo della mamma, devo dire, ché fisicamente non ce la facevo più: nell'ultimo periodo ciucciava ogni due ore e sembrava che il mio latte non le bastasse mai. Invece con bibe e pappe d'avena è ritornata tranquilla e soddisfatta, pronta ad elargire sorrisoni sdentati e gorgoglii a chiunque le si avvicini.
Anche il piccolo guerriero è diventato loquace. In italiano ormai parla a ruota libera, non esiste ragionamento troppo complicato. Passato e futuro rimangono ancora regioni inesplorate, ma ci stiamo arrivando. Il bello però è che sta cominciando a ingranare anche con lo svedese. È talmente eccitato da questa nuova possibilità di comunicare che non esita a provarla su chiunque. E così può capitare mentre passeggiamo per strada, che si rivolga ad un distinto e sconosciuto vichingo con un "Hej!" al che il vichingo, per educazione, risponde "Hejsan!" e lui imperterrito tirando fuori i suoi tesori dalle tasche: "Titta! Jag har en bil!"(guarda! ho una macchina!), al che il vichingo conquistato si fa trascinare in una approfondita disquisizione su colore e velocità della macchinina. Dopo poco il piccolo si congeda con un "Hejdå!" e se ne viene da me tutto soddisfatto con un "Visto mamma? Ho parlato con quello signore. Ho parlato in svedese! ".
Anche la sorellina è un valido aiuto per la vita sociale. Non c'è signora al di sopra dei 40 anni che le sappia resistere. Non ho mai attaccato bottone per strada con così tante persone, neppure in Italia.

Nel frattempo è finito il mio periodo di congedo a tempo pieno e già da cinque giorni sono tornata al lavoro part-time. I piani di famiglia prevedono che i prossimi sei mesi siano divisi tra Marco e me "fifty-fifty": io lavoro la mattina, lui il pomeriggio. Quando Martina compirà un anno potrà andare al nido, ma per i primi mesi vorremmo che ci stesse solo per poche ore al giorno, quindi si prevede un'ulteriore divisione del lavoro, magari con un "mezzo part-time" a testa.
Da quando ho cambiato lavoro, a gennaio scorso, ho tutta una serie di paranoie lavorative ricorrenti (ma non starò buttando via la mia preparazione come medico d'urgenza? ma ce la farò a studiare per un'altra specialità, ora che ho due bambini?). Non sono domande da poco: si dice che le conoscenze di un medico siano obsolete dopo un tempo che va dai quattro ai sette anni. La medicina è aggiornamento continuo, per cui facendo ambulatorio diagnostico e restando fuori dalla pratica clinica per alcuni anni, rischio di dover fare molta fatica per ritornare. D'altra parte per specializzarmi in fisiologia clinica devo (ri)costruirmi una preparazione anche teorica che richiede del tempo sui libri, tempo di cui sono tremendamente a corto. Tanto per complicare le cose, il ministero svedese ha deciso di rivedere le regole per la formazione, per cui ad oggi una parte del piano di studi non è chiaro.
Bene, allora perché lo faccio.
Intanto, questa specialità mi interessa, proprio a livello scientifico, altrimenti qualsiasi vantaggio pratico sarebbe irrilevante.
Poi, mi permette di pianificare la giornata ed avere degli orari fissi, che per un medico d'urgenza è difficile, perfino in Svezia. Consente per esempio di fare un part-time, cosa altrimenti inaudita. È meno stressante del pronto soccorso o di un reparto per acuti, dove l'imprevisto è la regola e i riflessi devono essere sempre all'erta. Almeno è meno stressante al mio livello attuale, perché vedo invece che la primaria lavora per tre.
Sostanzialmente lo faccio per i bambini: mi sono resa conto che il loro benessere dipende in gran parte dal mio livello di stress. Inoltre hanno bisogno di un ritmo regolare. Il piccolo guerriero, per esempio, ha risentito dei miei numerosi turni di notte e della nostra stanchezza (di entrambi) lo scorso anno, reagendo con un'ansia da separazione spropositata. Purtroppo non era possibile fare altrimenti: nuovo lavoro, nuova lingua, nuove responsabilità. È stato un periodo duro per tutti e mi sembra che solo adesso il piccolo l'abbia riassorbito.
Devo ringraziare il congedo di maternità per Martina: Richi se l'è goduto quasi più della sorellina, io ho rallentato e ho trovato una dimensione diversa con i bambini.
I bambini sono incredibili. Puoi dimenticarti di tutto quando stai con loro, e trovarti ad osservare una foglia o un bruco per cinque minuti buoni, divertirti per le ghiande che cadono a terra con una folata di vento, e chiacchierare con una sconosciuta perché il piccolo guerriero ha fermato il suo cane per coccolarlo.
Dovrebbero scrivere un libro: "Lo Zen e l'arte di allevare i marmocchi".

E un'altra cosa: i bambini si accorgono di tutto quello che pensi, anche se non lo dici. Stare con i bambini è un esercizio di sincerità.

Vi lascio con un dialogo di stamattina:

R: "mamma io voglio stare qui con te"
G: "anch'io vorrei, ma lo sai che la mamma, alla mattina, va al lavoro"
R: "al lavoro all'ospedale?"
G: "sì"
R: "vengo anch'io!"
G: "purtroppo non si può"
R: "ma sì, adesso! Ci vengo con l'autobus!"
G: "facciamo così, parlo con la mia capa e organizziamo così una volta puoi venire a vedere."
R: "mamma io vengo lì e ci parlo io con la capa!"




lunedì 10 ottobre 2011

Servizio opinioni e consigli (5 cents)

Per farmi scrivere un post in questo periodo mi ci vuole l'accompagnamento coatto alla tastiera. Ho un momento di pigrizia, misto stanchezza, misto sonno arretrato che si mescola con l'autunno incalzante che toglie la voglia di fare e ti butta giù il morale.

Che poi, gli argomenti non mancherebbero... Ci siamo fatti una settimana in italia, io e Giulia abbiamo fatto perfino un giorno a Venezia da "morosi" (no kids! niente bimbi!). Cioè dico, turista nella mia città. A vedere quello che vedono i Turisti, quelli pieni di soldi che a San Marco mettono gli occhi su opere d'arte in vetro di murano da 18 mila euro al pezzo... Turisti quelli che vorrebbero prenotare una visita guidata ma non si può per lo sciopero...

Sabato scorso Un paio di settimane fa (vivo in ritardo), di ritorno dall'autodromo di Mantorp, dopo una nottata e una giornata epiche (è successo di tutto, anche l'inimmaginabile), ricevo una email come tante altre gia ricevute:

"Ciao siamo Erika 32 e Marco 36..."
...
Porcelloni! Non pensate male! Vergognatevi! No! Non è per fare scambio di coppia!

"vogliamo offrire un futuro migliore ai nostri figli e quindi pensavamo alla Svezia..." ecc ecc. Futuri emigranti.

Non dico che ne riceviamo in continuazione di mail come queste, ma sono di più di quante potevo aspettarmi.

Di solito la gente chiede informazioni sulla burocrazia, i documenti che servono, a volte chiedono come ci troviamo, oppure i più spaesati ci chiedono qual'è il posto migliore per andarsi ad insediare all'inizio (tipo che ne so... il primo livello del videogame, quello facile).

Ora, io non mi metto a dire alla gente "VENITE QUA che la barca (italia) sta affondando" no no... non sia mai. Io amo l'italia, ovviamente anche la odio (solo un po').
MMMAAAAAAA non mi azzarderei mai a dire alla gente cosa deve fare.

"si ma voi l'avete fatto", si lo abbiamo fatto. Decisione sofferta, non è stato facile prenderla e non è facile continuare a restare senza porsi domande continuamente.

Questa è una decisione che ognuno prende per sè.

Alcuni ci dicono "io vengo lì perchè qui non ce la faccio più... non so cosa farò, vengo anche solo a girare hamburger".
Ecco, una cosa importante, se non hai un lavoro qui è abbastanza dura, e gente che gira hamburger e che parla svedese (leggi autoctona) ne trovano dappertutto (leggi è difficile trovare un posto di lavoro con questi presupposti).
Se avete una specializzazione tecnica o scientifica va molto meglio (c'è molta richiesta).
Come dite? Siete specializzzti? In cosa esattamente? Ah... Capisco... Master o postdoc in Studi Bizantini, massimo dei voti bla bla bla... Ehm... interessante si, ma non lamentatevi se nessuno vi chiama per un colloquio.

La maggior parte di questi poveri disgraziati in cerca di un pianeta dove vivere "amici di email" chiedono come si vive qua.
Si vive bene. Però devi essere preparato.

Non è vero che gli svedesi sono freddi e inospitali. Il contrario direi. Ma non si fidano del primo che passa. Almeno non lo fanno se non c'è dell'alcool di mezzo.

La mverdura non sa da niente? Vorrei sapere quella che compri in centro a Milano di cosa sa...

Il meteo fa cagare? Beh sì, prima di decidere un giretto qui in inverno dovreste farvelo. E non è tanto vedere la neve a Gennaio tutti i giorni che ti ammazza... è l'ultima spruzzata a Maggio che ti fa uscire di testa, io ho avuto un paio di volte degli accenni di esaurimento nervoso!

La luce. Fidatevi di me, io sono un fanatico della luce, uno studioso, un cavaliere, un vigile urbano della luce, io prima di aprire gli occhi annuso la luce. La luce qui è una sgualdrina. D'inverno non c'è, e vabbè... Ma d'estate!!! Non riesci a dormire perchè albeggia alle 3 e le case svedesi sono sprovviste di imposte (non parlo dell'ici). La sera alle 22.30 tuo figlio non vuole andare a letto perchè "fuori non è ancora buio" dice. In compenso quando esci al martedì pomeriggio dal lavoro e decidi di andare al lago per una cena in mezzo alla natura ti sembra di aver preso un giorno di ferie e l'indomani sei carichissimo! Non ho mai visto cieli azzurri come questi (forse in Croazia, ma è diverso).

La lingua. La devi imparare punto e basta, puoi anche lavorare in inglese, ma resterai sempre isolato. Qui tutti parlano inglese quindi te la cavi in ogni circostanza ma non sarai mai "nel gruppo". Se parli svedese (bene) sei considerato un quasi Svedese.
Ovvio che questo è più facile a dirsi che a farsi. Certo la grammatica svedese è quasi semplice come quella inglese. Ma provate ad immaginare il vostro hobby, magari pieno di termini tecnici in italiano (la fotografia? l'automobilismo? il volo a vela? la musica?): avete una vaga idea della quantità di termini specifici extra che dovrete imparare per poter chiacchierare delle vostre minchiate con qualcuno?
Avete mai provato a parlare con un dentista in inglese?
Il clima generico è comunque internazionale. Non serve andare ad una festa per sentirlo, l'altro giorno ho parlato 5 minuti con uno sconosciuto incontrato al parco. Abbiamo iniziato in svedese, poi abbiamo virato sull'inglese... poi qualche parola in spagnolo, francese e italiano (questo era berbero).

La squola. BUM!!! Solo perchè siamo in Svezia non è detto che tutto sia perfetto. Le squole qui sono misurate in base al voto medio di uscita degli studenti. Il problema principale è che sono le squole stesse che danno il voto agli studenti (non c'è una commissione esterna). In pratica è come dire che l'oste certifica che il suo vino è buonissimo e tu ti fidi del solo certificato.

La società. Criminalità organizzata, furti, rapine e atti di violenza ce ne sono anche qui ogni giorno sul giornale. Non in ogni città, non così tanti. Ci sono certe zone che sono peggio di altre... magari date un'occhiata ai giornali locali per avere un'idea (noi leggiamo il Norrköping Tidningar)
Storicamente, la società svedese ha i suoi scheletri nell'armadio. C'è stato un Istituto per la biologia della razza che è sopravvissuto anni alla caduta del nazismo. Provate a cercare su internet la storia delle sterilizzazioni forzate.
Da allora la società si è trasformata molto e ha, si spera, imparato dagli errori, ma è difficile parlare apertamente di queste cose. È bene che chi pensa di trasferirsi qui sappia anche questo, per non credere che gli svedesi siano geneticamente giusti ed egualitari.

Il mitico Welfare. Maternità e Paternità con la maiuscola. Pagati l'ottantapercento (80% !!!!) del tuo stipendio normale (fino ad un tetto massimo eh).
La sanità qui è più spartana. In caso di problemi gravi avrete cure buone quanto nel resto d'Europa, ma scordatevi di andare dal medico per un mal di gola che non duri almeno una settimana, o al primo raffreddore del bambino.
La pensione con il sistema statale sarà bassina, bisogna fare l'integrativa (si però qui ti danno abbastanza soldi per fartela...).

La Gnocca. No non sto parlando di politica italiana... della razza svedese ho già parlato, sono alte, slanciate, tendenti tettone, tendenti anche un po' culone, non si sanno vestire.
Il Verro. Il maschio svedese non ha nulla di particolare, anzi oserei dire che è piuttosto al di sotto delle aspettative (riporto parole di altre donne).

L'ambiente. Gli svedesi non sono ecologisti. Cioè, lo sono si ma non "estremisti". Tipo se la domenica vogliono uscire con la loro macchinona americana che 3 km con 1 litro, non catalizzata ecc ecc ecc... lo fanno! Poi però fanno la raccolta differenziata e magari vanno a lavorare in bici tutti i giorni, estete e inverno. Vanno piuttosto fieri dei loro boschi e delle loro querce in particolare (non posso dargli torto sono bellissimi).
Se vanno a fare picnic o barbecue al lago puoi star tranquillo che non lasciano nemmeno un tovagliolino volato via per sbaglio per colpa del vento a 70km/h, non si fa.

Insomma, paese che vai usanze che trovi.

domenica 2 ottobre 2011

La Svezia è rimasta senza burro

Tutto cominciò un giorno che la mamma piccolavichinga voleva preparare i biscotti al cioccolato.
Si trattava in realtà di un subdolo espediente per tenere impegnato il piccolo guerriero in una giornata di pioggia. Esaurite le attrattive del pongo, degli acquerelli e dei colori a cera e dopo aver realizzato diversi modelli di astronavi iperspaziali con il Lego, cominciava un po' ad annoiarsi. Qualunque genitore di piccoli guerrieri conosce bene quella fase in cui la bestiacc il dolce pargolo è troppo stanco per inventarsi un nuovo gioco, ma troppo attivo per apprezzare un libretto o un puzzle e manca ancora del tempo all'ora a cui le regole familiari Tavole della Legge consentono di guardare i cartoni animati. In genere pasticciare in cucina è una buona soluzione, con il vantaggio di produrre golosi effetti collaterali. L'unico svantaggio è che se provate ad offrire i biscotti ai colleghi, quando poi spiegate CHI li ha preparati, un'ombra di terrore passerà sul loro volto (... ma.. si era lavato le mani, vero?).
Ora, i piccoli vichinghi, a causa della professione della madre e con gran disappunto del padre, sono adepti dei Grassi di Origine Vegetale. Capita perciò che, quando l'arte culinaria richiede l'impiego di Grassi Saturi, non si rinvenga nel frigorifero che un misero rimasuglio di burro.

Al supermercato, i due metri di scaffale dedicati al burro, sono sorprendentemente vuoti. Poichè l'idea di preparare i biscotti con la margarina contravviene ai miei principi morali, la famiglia piccolovichinga è costretta a ripiegare su preparazione culinarie più dietetiche.
La penuria di burro si protrae per l'intera settimana, tra i brontolii infastiditi dei clienti. Finalmente stasera le Autorità decidono di far sentire la loro voce, sotto forma di volantino appiccicato allo scaffale:

Perché manca il burro?

Cari clienti, come vi siete accorti ultimamente è difficile trovare il burro. Questo dipende dal fatto che nell'ultimo anno la domanda di grassi di origine animale è aumentata costantemente, mentre la disponibilità di materie prime casearie si è ridotta. L'aumento di domanda è dovuto alla popolarità della dieta LCHF (low carbohydrate, high fat) per cui mentre prima si riteneva salutare mangiare pochi grassi, ora sempre più persone li ritengono una parte fondamentale dell'alimentazione e richiedono quantità maggiori di panna e burro, inoltre è aumentato il consumo di latte intero rispetto a quello scremato.
Le mucche non riescono a tenere il passo con l'aumento di richiesta (SIC! non si sa mai che protestino col sindacato...) in quanto il latte appena munto contiene sempre la stessa percentuale di grasso (ci vorrebbero le mucche OGM), quindi se più persone comprano latte intero, ne rimane di meno per fare il burro.
La Svezia è sempre stata autosufficiente per la produzione di burro e derivati del latte, inoltre il burro svedese è economico (svenskt är bäst!). Perciò è difficile iniziare rapidamente un'importazione di latte dall'estero per soddisfare le richieste e ci vorrà del tempo per rendere regolari le forniture.

Dieta LCHF a parte, per capire le implicazioni di questa catastrofe della grande distribuzione, bisogna capire il rapporto di profondo amore e devozione che lega gli svedesi al burro (e alla panna).
Oggi ci siamo fermati a mangiare ad una tavola calda e Marco ha chiesto una bistecca. La sottoscritta, fedele alla propria vocazione salutista, si è premurata di specificare senza salsa. Sulla bistecca c'erano due medaglioni spessi 1 cm, di qualcosa che ho interpretato come formaggio alle erbe. Si trattava in realtà di burro aromatizzato per condire la carne, vale a dire per annegarcela.
In molti ristoranti si ordina un piatto unico e viene messo a disposizione un buffet con insalate e pane. In mezzo al buffet troneggia un blocco di burro giallo con le sue belle spatole, perché è impossibile concepire l'idea del pane senza burro.
La tipica torta svedese con la copertura di marzapane, la prinsesstårta, è fatta quasi esclusivamente di panna.
Nei supermercati, il burro viene venduto in mattoni da mezzo chilo - un chilo. Le dimensioni dello scaffale che espone burro e panna vanno da un paio di metri, come nel mio supermercato di quartiere, a qualche decina nei grandi centri commerciali. Qui potrete trovare ogni possibile variante, dal burro senza sale (e cioè normale), a quello salato, extra-salato, con cristalli di sale marino, aromatizzato all'aglio, alle erbe, al limone e quant'altro. Per non parlare della panna: da caffé, da cucina, da montare, acida (gräddfil), aromatizzata in ogni modo possibile (incluso il lampone) e creme fraiche di ogni ordine e grado. Ci sono pure la panna acida light e quella senza lattosio.
Insomma, per lo svedese medio, burro e panna non sono un accessorio, sono la base, il pilastro e le fondamenta dell'alimentazione quotidiana, il che spiega secondo me in buona parte il successo di 'sta benedetta dieta LCHF.
L'incapacità delle mucche svedesi di fornire un'adeguata quantità di grasso è quindi un problema di portata nazionale, tanto più che si prospetta la fine dell'autarchia casearia del Regno.
E dire che ci avevano provato, a convincere gli svedesi a passare agli olii vegetali senza rinunciare al patriottismo, con uno studio condotto nientepopodimeno che dal Karolinska, secondo il quale il consumo di olio di colza, rigorosamente di produzione nordica, era in grado di abbassare il colesterolo tanto quanto l'olio d'oliva mediterraneo.

Io intanto sono riuscita a mettere le mani su di un pacchetto di burro non salato, per cui i biscotti me li faccio.

giovedì 25 agosto 2011

Bimbi e motori, gioie e rumori!

Di auto abbiamo gia parlato, di bambini anche, forse anche di design e chi mi conosce sa come la penso su tutto questo.

Ora, Rocket inizia a specializzare i suoi gusti estetici, certo ha ancora dei problemi, secondo me dovuti al design e alle abitudini svedesi.

Gli svedesi vanno matti per le Volvo e le Saab, sarà per patriottismo... sai tu. Vanno anche matti per le "americane".

Qualche tempo fa ho avuto modo di fare un giretto con una Volvo V70, la station wagon oserei dire "per eccellenza", l'ammiraglia della casa. Una pena.

Se uno di taglia "media italiana" come me si siede dietro sbatte con le ginocchia sul sedile anteriore. Poi il bagagliaio è infinoto ok. MA MICA MI SIEDO IN BAGAGLIAIO!

Cioè voglio dire... se le famiglie in media hanno 3 figli, e la statura media dei ragazzini di 14 anni è intorno a 1.70-1.80, DOVE CAZZO LI METTETE?

Sulle americane ho giudizi contrastanti, ma quello che mi preoccupa adesso è l'educazione del cucciolo.

Mi è bastato portarlo in pista un paio di volte, e fargli vedere qualche gara in tv perchè lui potesse esordire davanti alla nonna dicendo:
"Sono piccolo, ma ne so parecchie sulle auto da corsa!".

E in effetti ne sa parecchie. Tra le sue macchinine c'è una Lamborghini Murcielago, e lui l'ha correttamente identificata sul mio (ehm ... nostro ormai) libro "Storia della Lamborghini".

Per non parlare di certe situazioni...

Sono in Södra Promenade con Rocket sulle spalle. Passa una Corvette rossa, modello C6. Ovvio che il colore e le sue linee morbide hanno tratto in inganno il mio piccolo intenditore.
R: "Papà guarda, una Ferrari!".
Io: "No Rocket, quella è una Corvette".
R: "No è una Ferrari!".
Io: "No Rocket, non senti che motore grezzo e rumoroso? È un motore americano, e poi non ha il cavallino, è una Corvette.".
R: "No è una Ferrari!".
Io: "... ok vada, è una Ferrari". OHMMAMMA!!! Cosa ti tocca sopportare per i figli...

[...]

Stiamo andando in centro, io con Rocket a manina, Giulia con The Angel in carrozzina.
Parcheggiate lungo il marciapiede ci sono un po' di macchine. Ovviamente Rocket le guarda TUTTE.
Ne arriva una tamarrissima.
Station wagon, grigio stupro, assetto ribassatissimo, cerchi in lega da 19" neri con bordino cromato. Le gomme hanno una spalla da 30...!!!! no dico, come cazzo fai ad andarci in città? Le buche, i tombini, le rotaie del tram... Completano la tamarrata minigonne, sotto paraurti in tinta e scarico rettangolare largo una spanna da vero invasato 18enne della bassa.
R.: "Una macchina da corsa papà!".
Io: "No Rocket, è una macchina da tamarro."
R.: "Ma no è una macchina da corsa!".
Io: "No Rocket, è una station wagon vedi? Solo che il suo proprietario non si è accorto che ha comprato una station wagon, o forse non ha ancora capito che ha messo su famiglia...".

[...]

L'altro giorno andavo a fare la spesa con Rocket. Lui dal suo monopattino mi fa: "Guarda una macchina come quella del papà!". C'è solo una macchina nel parcheggio: una Bmw X5 M, nera.

Primo pensiero: "magari...".

Provo a pensarci un po'. Come faccio a spiegargli che non è come quella del papà, e soprattutto a farglielo capire? Gli racconto le differenze tra Haldex e xDrive, le due trasmissioni integrali? O della storia dei marchi Seat e BMW, oppure potrei dirgli che una ha oltre 500cv e la nostra solo 170, oppure parliamo di soldi...

Io: "Ma no Rocket, quella del papà è color grigio scuro".
R: "No quella del papà è nera!"
Io: "No Rocket, è grigia."
R: "No quella grande da corsa che sta in alto che non ci posso giocare è nera."
Io: "Ah dici il modellino della Mercedes SLR che mi hanno regalato i miei amici... Si quella è nera, ma..."

Posso dirgli che una è un Suv e l'altra una sportiva? Sono entrambe tedesce, entrambe hanno oltre 500 cavalli, entrambe sono nere...
Io: "Si Rocket, è nera come quella del papà, adesso però andiamo a prendere il latte eh".

Le macchine di oggi sono troppo complicate. Non ne puoi parlare con un inesperto. Ma temo che il mio pupetto non rimarrà inesperto per molto, e dopo sarà PEGGIO!

martedì 16 agosto 2011

Invasioni da Sud (seconda parte)

Vi avevo lasciato alla fine della prima giornata a Stoccolma, scusate... i soliti ritardi tecnici...

Abbiamo trovato alloggio al Queen's Hotel, centralissimo, in Drottninggatan, zona pedonale da struscio (e in quei giorni era in programmazione il GayPride). L'hotel è molto consigliato alle famiglie, non ci sono troppi ninnoli, e poi la ragazza alla reception è così graziosa (è anche single) e merita farci 2 chiacchiere... ehm...

La mattina del secondo giorno Rocket mi sveglia alle 6.50. Vuole la colazione...
Tralasciamo le prime esclamazioni che mi scappano, provo a raccontargli che la colazione negli alberghi la danno più tardi.

R: "Ma io voglio la colazione".
Cerco di tergiversare, di spiegargli che è troppo presto (come sempre), lui prova a tirarmi giù dal letto, io mi aggrappo alla moglie che mi scalcia via (credo abbia bofonchiato "arrangiati" ma non si è capito bene), lui mi tira via le coperte e con le braccia tipo ruspa prova ad alzarmi di peso... insomma ad un certo punto non so come riesco a mandarlo via.
Va da qualche parte, nella stanza. Mi rilasso 5 secondi e sento che armeggia con qualcosa... Non so cosa... Boing! ... PIII! PIII! PIII! PIII!

L'allarme antincendio!!!!!!!!! AAAARRRRGGGGHHHHH!!!!!

Primo pensiero: "Rocket! COSA HAI FATTO???".

Giulia si alza in 0.1 secondi, e a male parole mi costringe a fare lo stesso. Mi vesto, recupero telefono e borsa della macchina fotografica (mia fedele concubina). Il tempo di raccogliere i pezzi fondamentali (soldatino forse colpevole, infante torpida), vestirli, e ci catafiondiamo giù per le scale.
Sul pianerottolo c'è coda. Salve... Buongiorno... Bei boxer eh... Tu con gli orsetti? Io ho gli aeroplanini... sempre con l'allarme che ti trapana le orecchie.

La gente che sta risalendo le scale (più veloci di noi perchè senza pargoli) porta la spiegazione: la levetta del tostapane si è incastrata impedendo alle fette di pane di venire su, e quindi il pane si è bruciato e ha fatto scattare l'impianto d'allarme.

Non l'ho spiegato a Rocket per non sentirmi dire "Il pane della colazione!!!".

Devo dire che quando ti accorgi che è successo qualcosa di semi-catastrofico (tipo qualcuno ha rovesciato un tavolino al bar, con bicchieri, piatti, cibo ecc.) e realizzi che tuo figlio non è il Responsabile ti senti davvero orgoglioso di lui. Anzi quasi ti penti di aver pensato male di lui (solo quasi), povero angioletto innocente (che di sicuro sta architettando qualcos'altro...).

Beh, guardiamo il lato positivo, almeno ci siamo alzati presto.
La giornata è stata dedicata a Gamla Stan, la città vecchia. E' questo il centro storico della città, accanto al palazzo reale. Offre buone possibilità di shopping, sia che cerchiate del buon artigianato della cultura Sami (ho trovato dei coltelli STUPENDI) sia che siate in cerca dell'Emporio delle Cazzate (cit. Davide).

I pupi, hanno ben pensato di farsi un pisolino verso ora di pranzo, ma essendo gli stupidi genitori sprovvisti di passeggini/carriole, hanno fatto un "pisolo itinerante" in giro per la città. Ho fatto 2 bicipiti...


A fine giornata, stanchi morti, in treno, questi due fenomeni antagonisti ci hanno offerto altre scenette esilaranti, tra cui una che ci ha fatto strabuzzare gli occhi:
G: "Posso prendere questa macchinina?"
R: "Quale?".
G: "Questa".
R: "Si certo, prendila pure".
(fino a 5 minuti prima si azzuffavano per un calzino sporco e puzzolente).

L'esperienza è stata ovviamente positiva, ha dato frutti inaspettati. Abbiamo fatto vedere agli svedesi cosa vuol dire avere dei figli Veri e non di plastica come i loro (quando andavamo in giro ci si riconosceva dal casino).

Credo che i nostri poveri ospiti siano stati un po' troppo "strattonati", li abbiamo stancati troppo, e quando sono tornati a casa credo abbiano parlato di divorzio... anche da noi! :D

Un ringraziamento particolare va alla zia Francy, che raccoglieva sempre le cose che seminavamo... tipo in giro per la città mi giro e vedo giulia che cammina in tutta libertà. Mi sovviene un pensiero. "Ehm, scusa... ma non ti sei persa la carrozzina?", "Credo l'abbia presa la Francy". Povera Martina, sempre l'ultima ruota del carro, nessuno si interessa mai di lei, anzi ce la dimentichiamo pure... d'altronde da fastidio come fosse uno zainetto... Che angelo!

Un abbraccio ancora dai PiccoliVichinghi.

giovedì 11 agosto 2011

Invasioni da Sud (prima parte)

Dopo saccheggi e (mini)pestaggi, il popolo del Nord ha abbandonato le lande Ostrogote per fare ritorno a casa.

Alla nostra famiglia apprendista vikinga è rimasto giusto il tempo di sistemare un po' il campo base, tirare su le tende rovesciate, raccogliere macchinine e pezzi di lego seminati ovunque, passare un po' di aspirapolvere, lavatrici...

Ed ecco che arrivano 'sti terroni i nostri amici di Padova, Francy, Davide e il loro mini cantastorie Giovanni (3 giorni meno di Rocket, le mamme si sono scambiate il letto in reparto maternità, hanno lavorato insieme per anni e queindi i due rompicog... pargoletti adorati sono cuginetti adottivi.

Io e Davide non abbiamo nulla in comune, facciamo lavori completamente diversi, amiamo auto diverse, la pensiamo diversamente sulle auto, sulle donne (bionde, more, rosse...) e sul caffè (come si avvita la moka...). Ci siamo conosciuti perchè eravamo gli unici NON medici alle feste dei medici (c'era anche Albertone che prima o poi dovrà venire a trovarci con la famiglia eh...).

La domanda sorge spontanea: "Come fai tu, proprietario di una coupè gialla, a socializzare con uno che guida una station wagon GRIGIA ad una festa di medici?"
No dico, ma voi avete una vaga idea di quanto sono noiose le feste dei medici? Hai presente di cosa parlano? Impossibile stargli dietro... quindi...

A parte le battute, Davide è la mia fotocopia, come tanti altri miei amici, ci si capisce al volo. Ogni parola ha un doppio senso, ogni frase è un "assist" per la battuta seguente. TROPPO FORTE!

Francy, donna minuta, angelica, malizia e cattiveria zero, accetta di buon grado qualunque malagrazia possa capitarle tra capo e collo con britannica flemma, ma ha sempre pronta la soluzione come un vero samurai: concentrato ma rilassato.

Non è proprio la fotocopia di Giulia (sempre un po' incasinata e impanicata) ma entrambe hanno quel grande senso di responsabilità che fa loro amare il proprio lavoro, e poi riescono entrambe a fare 500 cose dandoti l'impressione che ne stiano facendo solo mezza.

Giovanni è una radiolina portatile che non si spegne mai. Parla in continuazione, se ha finito di raccontare una storia, si inventa un'altro pezzo da aggiungerci dietro.
Sembra temere che smettendo di parlare possa morire soffocato (boh, magari non passa più aria).
Acerrimo nemico di Rocket, si sono guardati generalmente in cagnesco per ore (siamo pieni di bellissime foto con doppio broncio). Ci sono state poche occasioni in cui sono riusciti a collaborare tipo scendendo una scala mano nella mano, ma cose da circa 10 secondi l'una.

Questi malcapitati ospiti erano venuti qui per una vacanza RILASSANTE, RIPOSANTE, MASSAGGIANTE, stressati dalla vita italiana. A noi non ci pareva vero di poterli torturare e quindi gli abbiamo fatto fare 10.000 km a piedi.

La parte clou del loro soggiorno in Svezia è stata ovviamente una gitarella di 2 giorni a Stoccolma. "Robetta..." direte voi.

Tsè! Provatevi a girare Stoccolma, con 2 pesti di 3 anni, circa 15 kg l'uno, che fanno a gara per chi cammina di meno, con procedura di spannolinamento in corso (e relativi incindenti), con bagagli sufficienti per il trasporto dei loro pezzi vestiti di ricambio. Ah si, con aggiunta di carrozzina di Martina... povera, sempre l'ultima ruota del carro.

E in effetti non è che abbiamo visto molto, abbiamo fatto il minimo sindacale...

Come ho accennatto i bimbi facevano a gara a chi camminava di meno con le proprie gambe. Cioè, sanno camminare e hanno energia da alimentare una portaerei atomica, sia chiaro, ma è più bello stare sulle spalle del papà! Poi magari compare magicamente una giostrina, uno scivolo, una scaletta e ci corrono sopra per un'ora...

Tra le scene degne di nota: allo Skansen, grande museo all'aperto. Ci sono degli scoiattoli curiosi che si vvicinano ai bambini. Rocket con calma (!) e sangue freddo allunga le manine e li accarezza, quasi li prende, loro si lasciano fare. Giovanni, forse per invidia, prende un pezzo di ramo e tira qualche bastonata a Rocket. Quest'ultimo gira la testa, tira un'occhiata a Giovanni come a dire:"Guarda che se voglio ti spacco in due" e in silenzio torna a girarsi dai SUOI scoiattolini morbidini e coccolosi.

Giuro che mi aspettavo la guerra, sono stato super fiero di lui, YEAH!


Chi non ci crede è una bici!

Considerando il fatto che noi genitori invidiamo sempre i figli degli altri, perchè sono più calmi, più riflessivi, più intelligenti, parlano di più e meglio, questo mi ha fatto capire che i figli sono come l'erba del vicino. Sono tutti uguali, hanno il cervello ancora svarionato, si comportano da bambini. Bisogna solo starci attenti e seguirli.

Le esilaranti avventure dei nostri eroi continuano nella prossima puntata.

martedì 9 agosto 2011

Invasioni da Nord

Nota: per problemi che capirete nel prossimo post, questo scritto viene pubblicato con una settimana di ritardo.

La settimana scorsa Due settimane fa abbiamo subito un'incursione nemica da parte di un gruppetto di esploratori nordici sconosciuti.

Beh ecco, proprio sconosciuti non direi. L'anno scorso con la scusa che volevamo visitare il Norrland siamo riusciti ad autoinvitarci a casa loro e a scroccargli pure un paio di cene.

Ma LORO sono arrivati subdolamente con la scusa di far giocare i nostri innocenti bimbi insieme, giacchè coetanei.
Cioè... no... si... ecco... la visita era quasi prevista, ma per un difetto di comunicazioni (tra donne) il "nemico" ci ha colti di sorpresa un giorno prima! L'intelligence anche questa volta ha fallito.

La Fata, il Vikingo e il loro piccolo angioletto (il Mezzovikingo) si sono catafiondati dall'Ultima Thule in quel di Norrköping per verificare se raccontavamo fregnacce sulla nostra città e per fare discorsi sulla Vita, l'Universo e l'allevamento dei bipedi nani (figli).

Inconfondibile la chiamata del Comandante Giulia, mercoledì verso l'ora di pranzo: "Houston, abbiamo un problema!". Come potete immaginare sono sempre i sottoposti che devono prendersi in carico il problema.
Io: "Pronto?"
G: "Morgana arriva OGGIIIIIII!!!!!!!".
Io: "Beep! Ma BEEEEEEP sei sicura?".
G: "Mi ha telefonato, sono in autostrada, 2 orette…".
Io: "Ma non doveva arrivare domani?" (domanda inutile lo so).
G: "Mi sa che ci siamo capite male…".
Io: "In italiano? Vabbè… donne… Ok, che serve?".
G: "Nulla, è già tutto pronto!"

Fuoco di paglia…

Beh, guardiamo il lato positivo… non abbiamo avuto problemi a mostrare la nostra italica (dis)organizzazione familiare.

Purtroppo la guerra visita è durata troppo poco per potersela godere appieno, ma l'esperimento ha dato dei frutti.

I due pargoli (Rocket e il MezzoVikingo) se le sono suonate tutte le volte che hanno potuto. Appena fuori dall'occhio dei Grandi si sentivano le voci che via via si alzavano, poi qualcuno iniziava a piangere…
Oddio, noi conosciamo il nostro piccolo soldatino, sappiamo che alza le mani alla minima provocazione. Ma questa volta ha finalmente trovato "quello del formaggio". Il Mezzovikingo infatti, sebbene più piccolo e leggero, non si lascia intimorire, e non aspetta certo autorizzazioni per ingaggiare il combattimento, anzi sembra essere leggermente più potente, o forse ha più mira.

Poi divertentissimo, facevano la pace e si scambiavano un bacino dopo due minuti.

Il Vikingo, unica vera vittima della battaglia, è stato gavettonato allo stagno, non appena ha insegnato al proprio (ingrato) figlio a lanciare acqua con la paletta da sabbia: "Guarda che belle ondine che fanno queste goccioline!". Eh cose che capitano anche nelle migliori famiglie!

E' stato piacevolissimo parlare con lui, reduce da un bel viaggio attraverso l'Italia. Ci siamo scambiati impressioni sia sui posti, sia sui metodi, sui problemi e i modi di fare italici.
Mi aspettavo che la Fata lo avesse educato, invece l'ho trovato impreparato alla maggior parte delle stramberie italiche.

Giulia li ha portati un po' in giro per la città, i risultati li potete leggere nel post di Morgaine. Magari mettiamo su un'agenzia turistica per pubblicizzare Norrköping, di questi svedesi non ci si può fidare.

Insomma una invasione breve ma un'esperienza intensa e divertente che vorremo senza dubbio alcuno ripetere.

mercoledì 27 luglio 2011

Le schifezze da dietro le quinte

Sono sulla rotta di Spider Truman. Può essere o meno un fake, non importa, ma su una cosa ha ragione, Spider Truman è ovunque.

Nelle stanze dei bottoni non ci sono solo i Grandi Comandanti. Ci sono sempre tutta una serie di subordinati, galoppini, sbarbatelli stagisti che fanno il lavoro manuale deciso dai Grandi Comandanti.

Certo nessuno sputa nel piatto dove mangia, quindi è anche comprensibile che finchè uno è un lavoratore in una di queste stanze dei bottoni lavora e sta zitto. Deve essere perquesto che tanto dello schifo non viene mai fuori... non che quello che è venuto fuori sia poco comunque.

Circa dieci anni fa ho avuto anche io un assaggio.

All'epoca avevo una mia piccola ditta di informatica (piccola a tal punto che la sede operativa era nella mia camera da letto, a casa dei miei genitori).
E' stato divertente, essere startup con poco.

Tramite ex colleghi e personaggi che gia sapevano come lavoravo, vengo presentato ad una azienda come consulente per un progetto GROSSO.
Il cliente finale è l'Autorità per le Garanzie della Comunicazione (AGCOM).
Il progetto in questione è il Registro Operatori di Comunicazione (R.O.C.).

Si tratta di una grande banca dati in cui dovranno essere registrate tutte le aziende che si occupano di comunicazione (giornali, radio, tv...). Tutte queste aziende dovranno comunicare regolarmente (una o due volte l'anno) una serie di dati socio- economici, assetti societari, bilanci, composizione dei bilanci (quanto dalla pubblicità, quanto dalla vendita dei giornali...) ecc.
Tutto questo per tenere monitorato il mondo delle comunicazioni italiano.
Per garantire.

Per garantire chi? Per garantire il Cittadino Italiano, che con le sue tasse paga fior di soldi a tutti i membri dell'AGCOM, che si trova a Napoli in un grattacielo in affitto a non mi ricordo più quanti soldi, e probabilmente paga un extra per un bel po' dei dipendenti ex-ministeriali (Roma-Napoli...).

Devo dire la verità era un bel progetto. Con tante problematiche da risolvere. Circa 6 anni uomo (leggi 6 persone per un anno), molto complesso.

Il lavoro è stato ben fatto, il cliente è rimasto molto contento.

Ci sono un po' di cose al contorno che però lasciano pensare.

Dovete sapere che il vincitore della gara d'appalto per la creazione del Registro era InfoCamere. È questa una gran bella azienda, che serve tutte le camere di commercio d'italia per tutti le loro esigenze informatiche. A partire dal Registro Imprese per finire ai sistemi di firma elettronica.
Se le Camere di Commercio hanno bisogno di un software lo chiedono ad InfoCamere. Perchè? Perchè InfoCamere è di proprietà delle Camere di Commercio. È nata apposta.

Sorvoliamo sul subappalto del subappalto (la condizione in cui lavoravo io come responsabile tecnico e coordinatore dello sviluppo...).

Ora, mentre "costruivamo" il Registro Operatori di Comunicazione, il Cliente (AGCOM) chiese una funzionalità banale, che però nemmeno le Camere di Commercio possedevano.
Le società che fanno comunicazione devono dichiarare gli assetti societari, ovvero chi sono i soci che detengono le quote societarie.

Per capire CHI possiede COSA l'AGCOM chiese di poter navigare tutti gli assetti societari come fossero un albero genealogico, tutti collegati l'uno all'altro. Una interfaccia semplice che fa capire CHI ha più influenza nel mondo della comunicazione, CHI possiede la maggior parte di giornali, tv, radio ecc, anche se questi sono disseminati in aziende separate.

Quando l'AGCOM chiese questa cosa pensai che il loro direttore era una persona veramente seria, che ci metteva davvero impegno nel suo lavoro al servizio del Cittadino.

Questa funzionalità all'epoca non era disponibile nelle Camere di Commercio, perchè "altrimenti si scoprono le scatole cinesi" (parole del mio referente interno ad InfoCamere).

E inutile che vi venga a raccontare i risultati delle statistiche dopo che erano stati raccolti i primi dati. Credo possiate immaginarveli. La sorpresa era che a LUI facevano capo tutta una serie di piccole televisioni locali che non mi sarei immaginato, oltre le solite GRANDI.

L'anno seguente la fine del progetto, Berlusconi era da poco risalito al trono, e evidentemente non gradendo i dati che venivano dall'Istat, dall'AGCOM e da altri enti governativi, commissariò un po' tutto. Mandò i suoi scagnozzi uomini in giro a spiegare ad esempio all'Istat come si dovevano fare i conti per calcolare l'inflazione.
All'AGCOM venne data della consulenza speciale, per far capire loro che NON ERA VERA la posizione di dominanza elaborata dai loro sistemi.

Fu così che i Comuni, e altre entità, quali POSSESSORI di cartelloni pubblicitari (che affittavano per pagare ad esempio la manutenzione delle strade, ad esempio quindi l'ANAS) erano anch'essi "Operatori di Comunicazione", e dovevano pertanto essere iscritti al suddetto Registro.

Praticamente veniva fuori che se Berlusconi (dico per fare un esempio) possedeva tipo 1000 tra tv, radio e giornali, allora l'ANAS aveva tipo 10.000 cartelloni pubblicitari stradali.

In questo modo la posizione di dominanza del cavaliere veniva mitigata, e l'AGCOM si ridusse ad un organo impotente, che non disse più nulla.

Fine della storia.

"Che c'entra con la casta e Spider Truman?"
"Niente... ma fa capire come viene preso per il culo il Cittadino."
"Si, come se ci fosse bisogno..."

lunedì 25 luglio 2011

Tripudio di miccette ROARR

Berlusca lo aveva detto: nuova strategia, meno tv più internet.
Nemmeno 3 giorni e mi trovo un adsense in giro tra i blog:
"Sei di centro destra? Sostieni il popolino delle libertà, iscriviti alla newsletter".
Cioè... mi viene istintivamente da vomitare. Cazzo, in italia non guardavo la tv per scelta. Ora vivo fuori dal paese e mi godo di non dover vedere nemmeno i titoli dei giornali "per sbaglio" davanti il giornalaio... E mi trovo 'sta roba mentre cazzeggio?

Questa è disturbo della MIA PUBBLICA QUIETE!

Soppresso il primo conato, provo a guardare se magari non si tratta di una barzelletta... beh... pensiamoci... "iscriviti alla newsletter" cosa ci metteranno dentro quella newsletter? Le foto dei festini del presidente del consiglio? O le ultime barzellette che ha raccontato in anteprima con i Leader Mondiali?

Che faccio mi iscrivo?

sabato 23 luglio 2011

Gravità zero e vuoto assoluto

Sto spingendo Rocket sull'altalena. Lui ride quando lo spingo forte e mi incita di più. Gli piace arrivare fino al punto morto, quello dove rimane senza peso, staccato dal seggiolino per circa un secondo...
Senza peso.

Gravità zero, come nello spazio.
Nello spazio c'è il vuoto, come nella testa di quel folle norvegese.
Folle? Oppure semplicemente un coglione? Non era un pazzo, ha progettato le cose con cura e si è comportato come se le cose che faceva non avessero gravità.

Non ci sono parole per descrivere quello che si prova. Guardo mio figlio che ride e penso a tutti quei morti. Morti per cosa poi?

Il deficiente che per ora sembra essere l'unico responsabile degli oltre 90 morti è un Cristiano Integralista.
Il suo amico, quello che lo scorso dicembre si è fatto saltare in aria in centro a Stoccolma, beh no... lui era un Islamico Integralista.

Ora mi chiedo, se questi cari Integralisti si trovassero in zone opportunamente attrezzate e insonorizzate (oppure in pieno deserto) con tutto il necessario supporto (corsi di uso e manutenzione delle armi, fabbricazione artigianale di bombe e affini, corsi di sopravvivenza, spionaggio ecc) e SI SPARASSERO PER I CAZZI LORO lasciando in pace la gente che nonglienefreganiente... NON STAREMMO TUTTI MEGLIO?

Breivik aveva citato la frase "Una persona con un credo ha altrettanta forza di 100.000 persone che non hanno interessi". È una bella frase non c'è che dire.
Solo che è la frase di un filosofo, e la Filosofia è una disciplina di cui bisogna dubitare dall'inizio alla fine. Si fregia di belle parole, ma queste parole non hanno mai significati assoluti. Le tesi devono sempre essere molto contestualizzate.

Io gli vorrei rispondere "un uomo solo con gli strumenti giusti può facilmente distruggere una casa, ma quanta fatica fa per costrurla?".
E poi se proprio vogliamo fare i precisi, credo che 100.000 indifferenti che girano per la strada guidando magari dopo aver bevuto, o drogati, o telefonando, o magari nulla di questo ma hanno paura di fermarsi a prestare soccorso... beh... credo che abbiano fatto ben più vittime in italia.

Sei grande e grosso, perchè non sali sul Tatami con tutti i tuoi ideali e non provi a fare un kumitè contro 100 avversari? A mani nude! Coraggio!

La stupidità degli estremisti, di destra, di sinistra, religiosi è proprio la stessa in tutto il mondo.

giovedì 21 luglio 2011

Istria 2011

Ci è voluto un po', ma mi sono ripreso dalle ferie.
Eh sono state belle, quasi mi pare di averle sognate…

Come ho accennato nel mio post precedente era la nostra prima vera vacanza da diversi anni anni. Prima Rocket appena nato che non ci faceva dormire e le nostre pseudo-vacanze-adventure tra Alpi e Appennini, poi un anno siamo stati presi tra due (2) traslochi, poi l'anno scorso abbiamo sbaraccato la casa italiana… insomma, ce n'è stata sempre una. Ma questo giro ci siamo rifatti!!!

Ho preso subito una decisione drastica: niente macbook! Questa volta lo lascio a casa (mai fatto!). Al suo posto piuttosto porto la mia reflex Nikon.
Devo viaggiare leggero, quindi porto un solo obiettivo, il 16-85mm, niente flash, unico accessorio un filtro polarizzante (può' fare comodo sull'acqua).

Il fatto è che si va in vacanza con i fossili con la famiglia di Giulia (nonno Beppe, nonna Laura, e la bisnonna Rita). Sì sì, avete capito bene, quattro (4!) generazioni, da 3 mesi a 92 anni, riunite. Si va tutti insieme in 2 appartamenti adiacenti a Umago, Croazia.
L'idea di base di questa vacanza "affollata" è quella di darsi un po' il cambio con i bimbi in modo da permettere ai nonni di godersi i nipoti, ai genitori di staccare un attimo, e rigenerarsi tutti un po'.

Le occasioni per degli scatti simpatici non mancheranno di certo, il trucco sta nell'avere sempre la macchina fotografica a portata di mano, e magari pensare in anticipo alle condizioni al contorno (che impostazioni uso ora? da dove inquadro? cosa potrebbe accadere tra poco?).
Praticamente mi sono tolto la borsa di dosso solo per andare a dormire.

I risultati ci sono.


Al parco giochi, Rocket fa spettacolo. La sua non è semplice agilità, ma prestanza fisica: ferma la giostrina con 5 bambini su che la stavano facendo girare, poi la fa ripartire e ci salta su al volo… ragazzi, non è mica roba da tutti! Le acrobazie sul toboga, l'equilibrista sul castello… Sono fiero di mio figlio si vede?

Dopo qualche giorno di ambientamento, io e la mia Signora lasciamo la scimmia ai nonni, e armati di sola carrozzina prendiamo il mare con una barca da turisti in direzione Rovigno. Ad onta delle sfavillanti descrizioni del comandante il viaggio è una noia. Tre ore fino a Rovigno. La pupa poppa e sta buona, quasi quasi siamo una coppetta in luna di miele WOW!
Sedute vicino a noi ci sono mamma e figlia russe, ma parlano solo russo, cerchiamo di comunicare a gesti per 2 minuti poi desistiamo.
Rovigno è bellissima, come l'altra volta. Ma l'altra volta eravamo una coppietta in coupé! Quante ne sono successe da allora? Tante… Ancora di più mi diverto a pensare che per quelle stradine tanto tempo fa ci camminava mia nonna, tipo anni '20… Quante ne sono capitate? Gli intrecci della storia mi affascinano.

Facciamo i turisti con tranquillità, ci facciamo qualche foto, torniamo in barca per il pranzo, tutto normale. Pronti al noioso ritorno.

Ad un certo punto la bomba della giornata. La bambina russa ha buttato un po' di pane ai gabbiani mentre la barca si stacca dal molo.
I gabbiani impazziscono, come quelli di "Finding Nemo", hanno capito che da noi SI MANGIA e si mettono a volteggiarci intorno. Volano controvento e cercano di stare alla stessa velocità della barca che nel frattempo accelera. Sono stupendi!

Lascio perdere il pranzo e mi metto a scattare. Sono le 2 del pomeriggio circa, il sole è alto nel cielo limpidissimo, la luce è quasi violenta e passa letteralmente attraverso i corpo di questi uccelli che sono grandissimi in confronto a quelli svedesi. Se li trovi a terra li scambi per oche goffe e pesanti. Ma in volo… WOW!!! Uno spettacolo, quelle ali magnifiche rimangono ferme a fendere il vento.

Jonathan Livingston è davanti ai miei occhi in tutto il suo splendore e il suo talento di pilota.
È così vicino che non serve nemmeno il teleobiettivo. È troppo veloce e rischia di superarci, lo ammiro dal mio oculare mentre scatto, e mi godo di come curva le ali per frenare e rimanere proprio accanto a me.

Accanto a me, sì! Perchè accanto a me c'è il distributore automatico di pezzetti di pane sotto forma di bimbetta russa! Se c'è un altro appassionato di fotografia sulla barca in questo momento schiatta a guardarmi.

Sono eccitatissimo, ma devo controllarmi (quante foto ho rovinato per non aver mantenuto la concentrazione! sob!!!).
Imposto l'otturatore su 1/1000 sec, diaframmo 11, 400 ASA. Il gabbiano e quasi fermo ma il vento lo fa beccheggiare e rollare… non voglio che vengano mosse!!!
La luce che passa attraverso le penne le illumina ed evidenzia tutti i particolari.
Ad istinto sento di aver fatto un buon lavoro, e dentro di me so già che farò un poster con una di queste foto.
Torniamo a casa alle 7 di sera, stanchi e rimbambiti dal dondolio della barca ma felici come bambini.


La vacanza prosegue, bagni, giochi d'acqua, barbecue, un Malvasia che ci strega…
Tra le scene memorabili: Rocket "telefona" tutti i giorni a Nina, il suo primo amore, bimba italo-russa figlia dei nostri amici italo-russo-svedesi.
Poi, una volta che stava giocando con paletta e secchiello arriva una pupetta russa di circa 2 anni e cerca di prendergli una formina, lui si arrabbia e dice "no è mia!", cerco inutilmente di convincerlo a prestare i suoi giochi, finchè mi viene l'illuminazione "Ricky, questa bimba è un'amica di Nina!" hanno giocato insieme per un'ora.

Altra scena epica quando il nonno senza dire niente a nessuno ha preso la sorellina dalla carrozzina ed è andato a farsi una passeggiata. Rocket si è arrabbiato tantissimo e voleva andarlo a cercare per riportare indietro "la pupa". Poi quando il nonno è tornato gli è andato vicino a muso duro e gli ha detto "Nonno, la sorellina è MIA, non TUA!".

I giorni scorrono troppo veloci in vacanza, cerchiamo quindi di goderci tutto il possibile. Con la collaborazione dei nonni (degli angeli in terra bisogna dirlo) io e la mia dolce metà riusciamo a farci anche 2 cenette romantiche.
Un giorno andiamo a fare shopping (che vacanza è senza lo shopping?), e mentre siamo in giro mi guardo un po' intorno. Pochissimi turisti italiani. La maggior parte vengono dalla Germania, dalla Scandinavia, dalla Russia e dall'Europa orientale. Tutti gran macchinoni. Mi viene da pensare che gran parte di questi tizi una volta andava in italia, e adesso invece trovano più gentilezza, più servizi, più economico venire qui.

Parlo volentieri con un negoziante di Umago, molto simpatico, lui ha dei parenti in Svezia pensa un po'… Parliamo della Svezia e dell'Italia. Mi racconta di come lo trattano quando va a Trieste a fare spese, e io gli racconto di come sono stato trattato io mentre parlavo inglese con un amico americano (quindi scambiato per turista straniero) a Venezia, la mia città natale. Entrambi trattati di merda. Ci guardiamo negli occhi e mandiamo in culo il bel paese. Gli ho comprato un veliero di legno.

Sabato 9 luglio. Troppo presto arriva il momento di partire, ma faccio in tempo a vedere Rocket che impara a nuotare a cagnolino (con i braccioli eh…).

In macchina da Umago a Padova abbiamo la seconda disavventura con l'area di servizio, ne ho già parlato nel post precedente non voglio ripensarci. La prima identica disavventura l'avevamo avuta all'andata in un posto differente.
Voi mi direte: checcazzo vuoi trovare in autostrada? Accontentati...
Sono viziato va bene? Ho visto posti dove avevano anche il minizoo oltre al parco giochi, e in Croazia (posto sottosviluppato eh…) sembrava di essere in Svezia! Alla faccia della settima potenza industriale del mondo. Sorvoliamo che è meglio.

Divertente il nostro piccolo campione che non potendosi muovere fa sempre domande.
R: "Dove siamo?"
Io: "Al casello dell'autostrada".
R: "Perché?"
Io: "Perché sono tutti fermi e noi ci mettiamo in coda."
R: "Perché?"
Io: "Perché bisogna pagare il pedaggio".
R: "Perché?"
Io: "Perché siamo in italia…"

In perfetto orario sulla tabella di marcia riusciamo a trovarci con i nostri vecchi amici che non vedono la nostra famiglia al completo da quasi 2 anni. Ore magnifiche tra battutacce, intrattenimento pupi e strizzatine di pancia.

Nel tardo pomeriggio ci trasferiamo dai soliti nonni (che ci sopporteranno anche la notte perché il nostro aereo parte domenica). Santi si.

Per una autentica botta di culo riesco a rimediare un appuntamento con mia sorella. Lei sapete è impegnatissima, soprattutto da quando è tornata single.
Impossibile starle dietro. Lavoro, palestra, spiaggia, spritz, concerti, feste, shopping, preparazioni… tutto uno.

Ci si vedeva troppo poco già quando vivevamo a pochi km di distanza, figuriamoci adesso.

Mi passa a prendere a casa dei suoceri, con la sua Lancia Y rombante, cerchi in lega dal 16" e guida sport utility.
Mi ero quasi dimenticato le "corsette" in macchina con lei. ho una leggera paura di morire ("Hej mora, ho 2 figli ricordi?") ma sto zitto, ho una reputazione da mantenere.
La frenata è bella potente, le gomme sembrano tenere molto bene, mi sa che sono da 195 o addirittura da 205, dopo guardo. Il posteriore si scompone un po' sulle rotonde prese "allegre" (tipo chicane) colpa dell'assale rigido probabilmente.
Eh, la Coupè non faceva questi scherzi! Aveva 4 sospensioni indipendenti LEI… occhio a quello… si certo basta superarlo… ma non c'erano sempre i carabinieri qui? Oggi pare di no per fortuna…
Un giro a casa a sistemare 2 cosette, poi di nuovo corsetta fuori per uno spritz con gli amici suoi (eh… bisogna organizzare almeno la prima parte della serata).
Poi di nuovo a casa per la cena. Parliamo di un po' di tutto, Pochi momenti ma intensi.
Rimaledico questo paese che mi ha quasi cacciato. Se ci si potesse vivere in modo solo un po' più facile me ne starei qui, vicino a tutte le persone cui voglio bene, e forse tante cose sarebbero andate diversamente...

Domenica pomeriggio, ultimo saluto all'Italia, ma poco prima di entrare al Marco Polo International Airport, un rumore diverso dal solito ci fa alzare la testa.
Un sibilo acuto, più di un sibilo. Le Frecce Tricolori ci salutano con un paio di evoluzioni sopra l'aeroporto. Rocket le vede e gli dice "Ciao" tutto sorridente, io mi commuovo come sempre…

Ciao italia, alla prossima.