martedì 5 marzo 2013

Fare la specialità in Svezia?

Nei commenti ad un mio post di tempo fa sull'istruzione medica mi ha scritto una studentessa di medicina chiedendo consigli sull'opportunità e la possibilità di proseguire qui il suo percorso dopo la laurea, allo scopo di ottenere una formazione di qualità migliore, in particolare per gli aspetti pratici.
Siccome credo che la cosa possa interessare anche altri, rispondo in pubblico. Ogni aggiunta o correzione da parte di Silvia o altri è caldamente benvenuta!
Posso rispondere solo per quanto riguarda la Svezia e solo sulla base di esperienze personali e sentito dire dai colleghi, quindi se pensate di venire qui informatevi anche sui siti ufficiali (in particolare Socialstyrelsen è responsabile della formazione medica in Svezia). Negli altri Paesi nordici a quanto ne so l'organizzazione delle specialità è simile, ma non conosco i dettagli.

Laurearsi ed abilitarsi in Italia e poi fare la specialità in Svezia è senz'altro possibile e presenta alcuni vantaggi:
1- la formazione specialistica in Svezia è organizzata meglio, come raccontavo nel post precedente, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di formarsi a 360 gradi nella propria specialità, questo ovviamente è un vantaggio soprattutto per le specialità molto "ampie" come medicina generale, medicina interna, chirurgia generale. Invece per i settori più strettamente specialistici (es. le chirurgie specialistiche) bisogna valutare bene i pro e i contro: una scuola eccellente in Italia o altrove potrebbe essere migliore di un piazzamento in un piccolo ospedale svedese in cui magari la casistica non è altrettanto varia e non si vedono i casi più complessi. Tenere comunque presente che il regolamento di specialità svedese prevede che un periodo in un ospedale universitario sia obbligatorio per gli specializzandi che lavorano negli ospedali piccoli, proprio per ovviare a queste possibili mancanze (questo in genere presuppone la necessità di pendolare o trasferirsi per uno o due anni).
2- gli stipendi sono più alti, a fronte di un costo della vita confrontabile con l'Italia del nord, e sono in certa misura negoziabili ("sono brava, se mi vuoi tenere qui, dammi un aumento"), mentre il contratto nazionale dei medici specializzandi in Italia non è negoziabile su base individuale. Le ore extra motivate da carenza di personale, colleghi ammalati, carico extra di lavoro ecc. sono conteggiate e pagate. Attenzione che vale anche l'inverso: chi non lavora bene può vedere il proprio stipendio ridursi e in certi casi può anche essere allontanato, il che vale sia da specializzandi che da specialisti. Qui il posto fisso è, diciamo, meno fisso.
3- in genere, gli orari sono più umani che in Italia. Non dirò che è il Bengodi perché anch'io mi sono fatta, qua, i miei bei turni di notte da 16 ore sempre in piedi, ma comunque in generale è meno stressante. Maternità, paternità e permessi parentali sono garantiti anche agli specializzandi al pari di tutti gli altri lavoratori (e no, non è così ovvio, per esempio in Italia è garantita la maternità, solo da alcuni anni e la paternità NO, ché si sa, i figli son cose da donne...)
4- non so dirvi se sia in effetti più facile ottenere un posto in specialità qui, in genere è più facile negli ospedali periferici e più difficile in quelli universitari. Però di sicuro c'è il vantaggio di non dover aspettare il concorso nazionale e di poter ottenere un colloquio di lavoro solo sulla base del vostro curriculum e di una lettera di presentazione.

Quali sono allora i possibili svantaggi e le difficoltà per un neoabilitato italiano che voglia fare la specialità qui:

1- ovviamente, la lingua. Studiare lo svedese almeno un po' prima di proporsi ad un primario è assolutamente indispensabile. Potete iniziare con il comprarvi un manualetto del tipo "teach yourself Swedish" e poi magari passare ad uno dei corsi on line della Folkuniversitet, per poi fare un corso mirato alle professioni sanitarie (sjukvårdssvenska) una volta trasferiti. Contate comunque almeno alcuni mesi di studio intensivo, dopo arrivati, per essere "operativi". Se volete specializzarvi in un ramo in cui c'è molta richiesta di medici (es. medicina generale, psichiatria) può essere che l'ospedale che vi assume vi offra di pagarvi il corso di lingua, ma non datelo per scontato. Al contrario, se il vostro sogno è una specialità dove non c'è molta richiesta e magari presa d'assalto anche dagli svedesi, potreste dover studiare a lungo prima di essere considerati al "livello" giusto. Per mia esperienza non serve una certificazione dell'inglese per lavorare (tipo TOEFL), ma dovete parlarlo senza difficoltà, quindi sì, è il caso di ripassare e mettersi a guardare film in lingua originale (cosa che dovrei fare anch'io, se mai avessi il tempo di guardare un film...).
2- Le competenze: gli svedesi (o chiunque abbia studiato in Svezia e negli altri Paesi nordici) prendono l'abilitazione dopo due anni di un tirocinio pratico molto formativo di due anni (AT o allmäntjänstgöring, tirocinio generale)), quindi in pratica sanno già lavorare, quando gli italiani imparano invece (in modo traumatico) durante i primi anni di specialità oppure durante gli anni di precariato a guardie mediche e sostituzioni che per tanti costituiscono l'inizio della carriera (ci sono ovviamente delle eccezioni, qualcuno riesce a fare ottimi tirocini anche in Italia, in genere sbattendosi moltissimo per lavorare gratis in qualche posto buono). Insomma il gap di competenze tra un neospecializzando svedese e uno italiano appena abilitato è in genere notevole. Per questo, personalmente mi sentirei di consigliare a chi vuole venire qui subito dopo l'abilitazione di cominciare non come specializzando, ma come sostituto (vikarie). Le sostituzioni (vikariat) sono contratti a tempo determinato con un determinato reparto, rinnovabili e aperti a tutti i medici abilitati e non (sul "non" ritornerò dopo). Un sostituto lavora sempre sotto la supervisione di uno specialista e si occupa delle mansioni più semplici (es. visite di routine, ma se trova qualcosa di strano può/deve chiedere allo specialista di ricontrollare; stesura delle cartelle e delle lettere di dimissione; procedure semplici). Molti reparti chiedono agli aspiranti specializzandi di lavorare come vikarie per qualche mese prima di assumerli con il contratto da specializzando, per potersi rendere conto delle loro effettive capacità. Non si tratta di bieco sfruttamento : il vikarie è pagato ed ha tutte le garanzie di un lavoratore. Tant'è vero che anche molti svedesi, nei primi anni della carriera, passano da un vikariat ad un altro volontariamente, allo scopo di fare esperienza, "assaggiare" varie specialità e scegliere la più congeniale, oppure l'ospedale in cui si trovano meglio. Quindi se volete venire a lavorare qui, potreste considerare la possibilità di organizzarvi alcuni vikariat di alcuni mesi ciascuno che sostituiscano o completino il vostro tirocinio (ad esempio uno in medicina, uno in chirurgia, uno in un vårdcentral o centro di medicina di base e uno nella specialità che vi interessa), dandovi al tempo stesso la possibilità di conoscere dall'interno l'organizzazione del sistema sanitario svedese e di trovarvi meno spaesati al momento di iniziare come specializzandi. Giocate pulito: se non avete esperienza clinica, ditelo tranquillamente nella vostra lettera di presentazione al reparto e specificate che vorreste fare un periodo come sostituto per imparare, in sostituzione del AT svedese. Apprezzeranno l'onestà e, se hanno bisogno di personale, saranno felici di prendere qualcuno che si dimostra desideroso di imparare.

E perché non fare invece l'abilitazione in Svezia? Questo me l'ha suggerito un'amica specializzanda a cui ho chiesto consiglio prima di scrivere il post. L'idea sarebbe: dopo la laurea, NON fare subito l'esame di Stato ma cercare lavoro in Svezia come vikarie non abilitato (è piuttosto comune, lo fanno molti svedesi in attesa che si liberi un posto per il tirocinio AT: lo stipendio è minore, ma lo sono anche le responsabilità e ovviamente si lavora sempre sotto supervisione). Una volta "sgrezzati" con sistema e lingua si passa a richiedere un posto come AT. Al termine dei due anni da AT si fa l'esame di Stato svedese, che al pari di quello italiano è riconosciuto in tutta la UE. Il vantaggio è che come AT, a differenza di un vikarie abilitato o meno, si ha diritto a una serie di corsi teorico-pratici molto utili per imparare il lavoro che vanno a integrare quelli universitari, inoltre si è sicuri di poter fare le rotazioni in tutti i reparti previsti dalla legge svedese. Lo svantaggio che ci vedo io è che ottenere un posto da AT non è affatto automatico, anche molti ragazzi laureati qui sono costretti ad aspettare uno o due anni facendo sostituzioni oppure a trasferirsi in luoghi remoti. Vi è ovviamente tutto un gioco per cui ogni ospedale cerca di accaparrarsi i tirocinanti più bravi e ogni tirocinante cerca di scegliersi l'ospedale migliore, quindi preparatevi a sostenere diversi colloqui.
Se state pensando che il sistema funzioni secondo il ben noto peninsulare nepotismo: casi del genere ci saranno di sicuro, ma ho tra le mie colleghe due specializzande che siedono nella commissione che sceglie ogni anno i nuovi tirocinanti per l'ospedale e vi assicuro che sono più che motivate a scegliere persone competenti: è con questi tiocinanti che dovranno condividere ogni giorno e ogni notte le guardie e l'attività di reparto, quindi è nel loro interesse che siano svegli, volonterosi e competenti. Lo stesso principio si applica per ottenere un posto in specialità (o anche da specialista, se è per questo). Poi nei reparti più prestigiosi è probabile vi siano anche giochi di conoscenze, favori e porcherie sottobanco, ma non è la regola generale.
Infine vorrei precisare qualcosa che mi sta a cuore. È vero che in Italia sono troppo diffusi il nepotismo e le raccomandazioni "ad leccaculum" (cioè non per reale merito), ma neppure lì costituiscono la regola dappertutto. Tenete presente che una notizia negativa si diffonde più rapidamente di una positiva e che dare la colpa ai "raccomandati" è la strategia preferita di chi rimane fuori per scarso merito (eh lo so, sono cattiva, ma ne ho sentiti troppi). Io personalmente senza essere figlia di e pur avendo una profonda avversione alla leccaculaggine (o, secondo alcuni, un pessimo carattere), "ai miei tempi" quando non avevo ancora capelli bianchi presi l'idoneità sia per la scuola dove ero allieva interna sia per un'altra dove avevo provato come piano B e dove non mi conosceva nessuno, passando davanti anche ad alcuni dei loro allievi interni. Di casi del genere ne conosco tanti, tant'è vero che dei colleghi con cui ho fatto la specialità, di nessuno ho mai avuto il sentore che fosse raccomandato. E comunque perché uno ha il padre medico non significa automaticamente che sia raccomandato e non si meriti il posto che ha (esempi ne ho). È vero invece che c'è spesso una forte predilezione per gli allievi interni (cioè per chi ha fatto la tesi in quel reparto) e neppure questo è tanto giusto. Però se emigrate solo per paura del nepotismo, pensateci un attimo e informatevi per bene sulla situazione reale della scuola che vi piacerebbe frequentare ed eventualmente sulle possibilità che ci sono in altre sedi.

Ecco, mi pare di aver risposto a tutto. Ah sì, se state meditando di venire qui, magari provate a fare un paio di settimane in qualche ospedale svedese come "visiting doctor" durante le vostre ferie, giusto per vedere la situazione con i vostri occhi. Basta trovare su internet la mail del direttore del reparto e scrivergli, tentar non nuoce e potrebbe essere l'inizio di una bella avventura. Coraggio e buona fortuna a tutti!